Regia di Paul Anderson vedi scheda film
Logan Lerman con i capelli lunghi non si può vedere, sembra uscito da Wayne's World - Fusi di Testa (1992) - "...ti amo forte e duro". Così come è inguardabile lo stesso film di Anderson, un giocattolone ingombrante in cui la sensazionalità di virtuosismi, location assurde, colpi di scena, esplosioni e mirabilia varia è sterile e senza efficacia. Il puro orpello estetico fatica a sostenere la vacuità dell'idea originale, senza nerbo, senza fascino, senza ritmo se non quello ludico dell'azione fine a se stessa.
La deriva steampunk della pellicola ne suggella infine l'inconsistenza narrativa, la noia mortale, la bizzarria sterile e poco accattivante. Peccato, perchè I Tre Moschettieri di Dumas padre è una delle storie più trasportate al cinema, di quelle che ciclicamente tornano in produzione con rifacimenti, variazioni sul mito, attualizzazioni e così via. Storia di grandi caratteri, l'originale dumasiano possiede non uno, non due, bensì tre cattivi - Richelieu, Rochefort e Jussac - oltre al fascino ambiguo di Milady, la maledizione di Athos, il tormento religioso di Aramis, l'ambiguità omoerotica del Re e del giovane D'artagnan, guascone imberbe in piena compagnia virile. Personaggi che nemmeno Chistoph Waltz con il suo Richelieu ha saputo elevare sopra la media, almeno per consegnarci un film di caratteri. No, nemmeno questo.
Così la versione meccanico-tecnica del classico di Alexandre Dumas risulta inutile, retorica e ridondante nei dialoghi, stucchevole nella messa in scena sfarzosa e poco credibile nel suo intero impianto narrativo. Noia mortale.
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