Regia di Fausto Brizzi vedi scheda film
Non che Maschi contro femmine fosse un capolavoro, anzi. Ma il suo secondo tempo, le cui uniche differenze stanno nel titolo invertito e nel passaggio di alcuni non protagonisti al rango di protagonisti, è di un livello ben più mediocre rispetto alla prima parte del dittico. Perché? Perché il tema di fondo (gli scontri tra sessi) si era pressoché esaurito con Ex (tra l’altro, checché se ne dica, buon film) e questi ultimi due non sono altro che digressioni senza importanza, di impianto più semplice ed ovvio (non c’è l’intricata rete di rapporti alla Richard Curtis), costellate da personaggi scritti maluccio.
Qualcuno ha tirato in ballo la commedia all’italiana minore degli anni sessanta, penso ai vari Adulterio all’italiana o Le fate, per l’impostazione ad episodi (neanche troppo velata qui) e il tono spensierato. Si dimentica che l’Italia degli anni sessanta viveva un boom economico e sociale che noi altri ci sogniamo. Tre storie: i divorziati Claudio Bisio e Nancy Brilli devono fingere di stare ancora insieme per far piacere alla moribonda suocera Wilma De Angelis (un amore di donna, ma la recitazione è un’altra cosa); il troglodita Emilio Solfrizzi perde la memoria e la raffinata moglie Luciana Littizzetto lo riformatta da capo a suo piacimento; all’insaputa delle compagne, Ficarra e Picone girano le sagre con una cover band dei Beatles.
Nonostante la patinata confezione e un piglio registico comunque con un suo ritmo peculiare, è una commedia incredibilmente piatta che raramente fa ridere o sorprende, le cui cose migliori sono il leitmotiv Vuoto a perdere (c’è dietro la corazzata Vasco-Curreri) e qualche numero di bravura di Bisio e Solfrizzi giusto per la bandiera. Deludente, ripetitivo, gira a vuoto salvandosi qualche volta col mestiere. Ma è ora di cambiare aria.
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