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Il rito

Regia di Mikael Håfström vedi scheda film

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La recensione su Il rito

di supadany
4 stelle

Blando film che si incanala tranquillamente all’interno di un filone con (ormai) pochissime sorprese, ma anche tanti epigoni che regolarmente fanno storcere il naso ai critici e contemporaneamente riescono a strappare incassi significativi al botteghino.

Così anche Mikael Hafstrom non riesce a trovare soluzioni incisive pur compiendo un lavoro d’insieme rispettabile.

Un seminarista (Colin O’Donoghue), la cui vocazione è traballante (per non dire, proprio mai nata), viene spedito, sotto minaccia, a Roma dal suo Padre superiore (Toby Jones) per studiare la pratica dell’esorcismo.

Qui conosce Padre Lucas (Anthony Hopkins) assiste assieme a lui a diversi esorcismi ed il suo scetticismo sulla materia comincia a vacillare fino a quando non sarà coinvolto in prima persona e quindi non potrà fare a meno di prendere una posizione.

Non parte affatto male “The rite”, confezione molto curata, riprese dinamiche, per una volta lo sfondo romano non fa grossi danni e la storia sembra essere pronta ad esplodere da un momento all’altro.

Purtroppo poi quando parte il canovaccio dei riti finisce su di un binario morto, momenti di paura proprio non se ne registrano più, mentre va leggermente meglio sul versante delle suggestioni, anche se comunque non è che ci sia molto in grado di accrescere, come si deve, la tensione.

Questo anche per colpa di un interprete protagonista senza un filo di carisma (e il confronto finale in questo è emblematico), un volto pulito come tanti che non da un minimo aiuto, così come altri attori noti in ruoli di contorno non possono fornire un contributo rilevante.

Discorso a parte per un altalenante Anthony Hopkins, fin troppo sornione quasi fino alla fine (in più è da scult in almeno un paio di scene) e poi ululante come ai vecchi tempi quando arriva l’ora della trascendenza.

Per il resto il finale non cambia marcia e pure quello alternativo presente sul bluray non incute di certo tutto questo timore (per quanto sia comunque meno conciliante), insomma in fondo mi è parso un film troppo corretto, incapace di cambiare marcia, di mostrare qualcosa di davvero forte e di far fare il classico salto sulla poltrona per lo spavento.

Quindi, pur essendo formalmente un prodotto più che dignitoso, lo ritengo complessivamente insufficiente, soprattutto per colpa di alcune scelte gestionali e per un’ordinarietà di intenti che offre poche emozioni.

Incerto.

Su Mikael Håfström

Sa filmare, ma purtroppo non riesce ad incidere sul versante principale per una pellicola come questa, ovvero generare paura.

Su Anthony Hopkins

Riesce a salire in cattedra quando occorre, ma si ritrova in un contesto che non gli permette, per forza di cose, di essere sempre credibile.
Più che sufficiente.

Su Toby Jones

Piccolo ruolo tratteggiato con sicurezza.
Sufficiente.

Su Alice Braga

Adeguata senza strafare ne incantare.
Sufficiente.

Su Ciarán Hinds

Altro ruolo che non comunica granchè, però il volto è quello giusto per la parte.
Sufficiente.

Su Rutger Hauer

Comparsata poco significativa.

Su Maria Grazia Cucinotta

Si vede a malapena.

Su

Anello debole del cast e purtroppo con le stigmate del protagonista assoluto.
Troppo peso sulle sue spalle deboli.
Scarso.

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