Regia di Mikael Håfström vedi scheda film
Voto: 3,5/5. Un film strano, per come si presenta sul mercato. Da un lato, infatti, si propone di essere uno sguardo realistico alla pratica degli esorcismi, ovviamente completo della immancabile dicitura "basato su eventi realmente accaduti". Dall'altro, invece, la presenza di un regista votato all'horror e del solitamente inquietante Anthony Hopkins (la sua focosa performance domina e sostiene l'intera opera) farebbe propendere l'apparenza nei confronti di uno spettatore occasionale verso una sorta di ennesima pallida imitazione de L'Esorcista (fortuitamente anch'esso ispirato a una storia vera, secondo lo scrittore William Peter Blatty).
Tuttavia quella che sembra essere l'unica e sostanziale preoccupazione del film non è la paura in quanto tale (ve ne sarà ben poca, a meno di non essere particolarmente sensibili al tema), fine a se stessa, quanto piuttosto l'affrontare la questione della fede secondo un approccio inedito, diverso dal solito. In particolare, si seguirà il cammino di tale Michael Kovak (Colin O'Donoghue), giovane prete in procinto di ridiscutere le proprie convinzioni. Avendo studiato soltanto allo scopo di allontanarsi dalla sua famiglia, avrà ora bisogno di ritrovare la propria strada. Padre Matthew (Toby Jones) gli consiglierà un corso a Roma, dove l'insegnante Padre Xavier (Ciaran Hinds) gli raccomanderà la guida di un certo Padre Lucas Trevant (Anthony Hopkins). Ecco allora che il titolo assume una doppia interpretazione: non solo l'esorcismo, bensì quel rito iniziatico volto a (ri)costituire una nuova scelta di vita, che non era mai avvenuto per il giovane protagonista. O meglio, non per le corrette motivazioni, con la necessaria e convinta adesione personale. Dunque il considerarlo un mero film dell'orrore, oltre che riduttivo, sarebbe profondamente ingiusto ed errato.
Il tono resta abbastanza serio. E per fortuna non si hanno mai episodi di comicità involontaria, come purtroppo abbondano in tanti altri prodotti analoghi. L'atmosfera c'è e regge bene, merito di un'indovinata fotografia, di un intelligente montaggio e di un'ottima musica. Qualche cliché di genere pure è presente, ma era forse inevitabile. E comunque funzionano discretamente e risultano efficaci al loro scopo, pur nella loro innegabile prevedibilità. Certo L'Esorcista rimane un modello inarrivabile, ma pure questa opera riesce a concretizzare una propria valida collocazione che non sia del tutto superflua.
Buona. Non molto originale nei suoi risvolti horror, ma solo perché in realtà non sarebbe la paura il suo vero obiettivo. Non è banale nell'affrontare certe tematiche. Evita di scadere nel ridicolo. E questo è sempre un bene apprezzabile.
Ottimo lavoro di Alex Heffes. Le sue musiche ricreano la giusta suggestione.
Forse l'intreccio, relativamente agli esorcismi, magari troppo scontato. Tuttavia a mio avviso non si tratta di un difetto sufficiente a vituperare l'operazione nel suo complesso, come purtroppo al contrario sembra che molti abbiano ritenuto fosse ineluttabile.
Padre Lucas Trevant ha sulle proprie spalle l'intero film. Fenomenale, come sempre del resto.
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