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Il rito

Regia di Mikael Håfström vedi scheda film

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La recensione su Il rito

di alan smithee
4 stelle

Produzione superlusso dell'ennesimo thriller satanico religioso che tenta sempre le case produttrici grazie al seguito che certi capolavori inimitabili ma molto imitati come L'Esorcista o Rosemary's baby hanno creato in generazioni di spettatori.
Qui siamo a Roma (si di nuovo, ma sapete, con la Santa Sede, la tradizione religioso mistica italica, le viuzze contorte romane piene di gatti e rane (?), dove un giovane seminarista ex becchino dagli ottimi voti al conservatorio ma dalla poca fede, viene mandato per far pratica e comprendere se davvero deve mollare tutto e tornare ad occuparsi dei cadaveri dell'azienda paterna. Il giovane assiste ad una lezione sull'esorcismo (una curiosa scena identica a quella del pur successivo L'altra faccia del diavolo) e conosce Anthony Hopkins, prete esorcista un po' truffaldino che pero' non e' poi cosi' stolto e fregone come sembra. Il regista Hafstrom, che ci aveva fatto una discreta impressione col thriller 1408, qui dirige piattamente una storia ambientata nella solita Italietta da cartolina infantile da approssimativo americano medio ignorantello, ed ha l'ardire di attribuire il ruolo da protagonista allo sconosciuto bel tenebroso Colin O'Donoghue (a molti registi piace da impazzire potersi attribuire il merito di aver creato una star) che regala allo spettatore solo un bel faccino fascinoso tra l'angeloco ed il perverso, ma non riesce a sostenere con efficacia il peso troppo intenso di un ruolo principale.
Nel film fanno capolino talvolta, spesso stancamente, qualche vecchia gloria nostrana e americana, piu' una Maria Grazia Cucinotta nel risibile ruolo della zia dell'indemoniata, una parte che ci fa rimpiangere i tempi in cui la formosa attrice siciliana restava in scena per ben tre minuti, ma almeno aveva l'onore di mazzuolare l'agente 007 fino a farsi ammazzare nell'alto dei cieli.

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