Regia di Neri Parenti vedi scheda film
Monicelli si è buttato dalla finestra e anche la commedia non sta troppo bene. Meno che mai il cinepanettone. Girato da Neri Parenti, che si omaggia di un cameo, di seguito ad Amici miei ‘400, a cui non è difficile immaginare abbia dedicato maggior cura, il 27esimo film di Natale è un gradino sopra la soglia di sopportazione. E già molto oltre la data di scadenza del filone. Permeato dello stesso umorismo (eufemismo) dei martellanti spot del telefono, ci si avventura in terra esotica, sculettando al seguito di Belén, entomologa in shorts, sempre inquadrata da dietro, con cui Ghini e Panariello vanno alla ricerca, sul filo dell’allusione, della farfallina del paradiso. De Sica e Max Tortora, invece, fratelli imbroglioni più datati di una comica di Franco & Ciccio, se la devono vedere con ippopotami incontinenti che sparano valigette di diamanti («Ma che è, uno tsunami de merda?») e serpenti scacciati con la pipì. Ma c’è pure un leone ammansito con il rutto di fantozziana memoria. Gli sketch sono da cartoni animati, ma si spera che i genitori provino almeno un po’ di imbarazzo nell’accompagnare i pargoli alla pochade, anche se c’è l’idolo teen Laura Esquivel, ma dove «lombo» fa sempre rima con «trombo». E il ritmo comico, che qua e là si cerca di lasciar andare libero e selvaggio, inciampa in situazioni al centesimo passaggio.
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