Regia di Jacques-Remy Girerd vedi scheda film
Vincitore di vari premi e in particolare dell’Oscar europeo del cinema nella categoria animazione (dove ha scalzato il notevole The Secret of Kells), Mià e il Migù segna il ritorno di Jacques-Rémy Girerd che forse qualcuno ricorderà per La profezia delle ranocchie del 2003. Se allora si puntava al pubblico dei più piccoli, con un disegno molto semplice, qui l’impianto grafico è assai più ambizioso, con un impasto cromatico che negli sfondi rimanda a certo impressionismo per la consistenza quasi materica del colore e la composizione un po’ naïf. Il film non è banale nemmeno nella regia, dove il minimalismo degli ambienti è sfruttato a fini espressivi e la “cinepresa” è agile. Si racconta del viaggio della piccola Mià in cerca del padre, che dal cantiere non dà più notizie di sé. Mentre lo spregiudicato imprenditore Jekhilde si scontra con gli operai, prendendo le cose nelle sue mani e rischiando di distruggere l’equilibrio naturale, protetto dai cangianti e buffi Migù. Se vari passaggi non risultassero derivativi di Miyazaki e la sceneggiatura fosse più organica e meno didascalica, saremmo di fronte a un piccolo capolavoro. Mià e il Migù rimane “solo” una piacevole sorpresa, cui auguriamo di cuore buona fortuna nella giungla delle uscite dicembrine.
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