Regia di Cary Fukunaga vedi scheda film
A volte può essere una fortuna essere un po’ ignoranti. A me succede. Non ho mai letto Jane Eyre, non amo particolarmente la letteratura cosiddetta vittoriana, e il nome “Bronte” riesce solo ad evocarmi il brano musicale “Wuthering Heights” di Kate Bush, peraltro sviandomi da una Bronte all’altra senza nessuna cognizione di causa. Quindi: evviva.
Ho potuto così godere appieno di una storia che non conoscevo, e che ho inseguito sugli schermi televisivi (a volte generosi) solo grazie ai nomi di Wasikowska e Fassbender che, se nel 2011 erano ancora e solo delle promesse (ma non è vero!), oggi sono affermazioni incontrovertibili.
Sul Fukunaga regista non saprei come soffermarmi: a me il film pare perfetto. E magari sarebbe stato perfetto anche se lo avesse diretto Carlo Verdone (tanto per spararne uno). Certamente, si notano alcune scelte registiche (due esempi: la vecchia zia aguzzina e la parentesi in collegio: due capitoli della storia importanti e corposi che nel film trovano spazio limitato) che in qualche modo lo caratterizzano. Ma la beata ignoranza di cui dispongo, e che mi fa non fregare niente né di un certo Zeffirelli, né di tutti gli altri che hanno portato Jane Eyre sugli schermi nel corso dei secoli, mi da modo di considerare, nei secoli, Mia Wasikowska come l’unica Jane Eyre possibile, ovunque, financo nelle teste di tutte le Bronte fin qui esistite.
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