Regia di Cary Fukunaga vedi scheda film
La storia di Jane Eyre è una delle mie preferite, letto il bellissimo romanzo tanti anni fa, visto sia il film “La porta proibita” di Stevenson e omonimo di Zeffirelli più e più volte, ne sono sempre rimasta affascinata, il primo film di Stevenson è quello che più mi aveva “rapito” per la presenza di Wells nell'ombroso Mister Rochester, e in quello di Zeffirelli trovo Charlotte Gainsbourg una Jane davvero convincente...ma questo film di Cary Fukunaga è quello che davvero mi ha lasciata di stucco, avevo bisogno di vedere un film di questa portata, sin dalle prime immagini si percepiscono tutte quelle sensazioni che la storia merita: il freddo, le pietre, il tessuto delle stoffe, le pettinature dei capelli, le ombre e le luci, il trascorrere delle lunghe ore finalmente rese realistiche dalla luce del sole e dalle tenebre delle notti, che sono davvero protagoniste in questa storia.
La storia di Jane Eyre è complessa e articolata, impossibile raffrontarla con il romanzo, il film di Fukunaga è lungo 120 minuti, che volano, ma che si soffermano moltissimo sul rapporto d'amore e il profondo legame che si instaura tra Rochester e Jane, tralasciando purtroppo tutta la prima parte della vita di Jane, quella che si svolge nel collegio dove formerà quello che diventerà il carattere forte e schietto di Jane che farà tanto innamorare il tenebroso Rochester. Viene tracciata in poche battute anche la bella amicizia con Ellen, la piccola orfana unica amica d'infanzia di Jane, che con la sua morte prematura aprirà quel sentiero tra il regno dei vivi e dei morti, che permette a Jane di formare il suo “sesto senso” particolare, che la lega in modo indissolubile a chi ama.
Questo è l'unico difetto che trovo in questo film, per il resto bellissimo, curato nella sceneggiatura e nel montaggio, con entrambi i protagonisti finalmente ben centrati nelle parti, un Fassbender che incarna il combattuto e innamoratissimo Rochester, ma soprattutto Mia Wasikowska è Jane, in tutte le sue sfaccettature, in ogni piega del viso, in ogni contrazione nei pochi sorrisi e per questo così preziosi.
Devo dire che da inguaribile romantica, ho arrossito in un paio di scene, cosa che mi ha fatto sorridere e molto, dato che il sesso è praticamente invisibile in tutto il film, ma palpabile in alcune sequenze fatte solo dallo scambio veloce di un gesto, o da uno sguardo, o dall'attendersi e aspettare il ritorno dell'amato, dal non dire ma far capire, insomma un film fatto di sensazioni profonde che fanno battere il cuore.
Devo dire anche che da amante del “gotico”, la storia si presta pure a qualche brivido di tensione, grazie alle porte chiuse che celano i fantasmi del passato che non lasciano mai liberi e creano corazze pesantissime, il coraggio, l'amore e la fedeltà di Jane riescono a penetrare anche quelle porte pesantissime, al prezzo di dolori e ferite sanguinanti.
L'ultima scena è la mia preferita, quella dell'incontro, della fine dell'attesa, del non vedersi ma lo stesso scorgersi, come un Ulisse di ritorno a Itaca, Jane viene riconosciuta dal fido cane di Rochester, che reso cieco per l'incendio della sua magione non la può vedere subito, ma al contatto con la sua mano finalmente la ritrova, il suo richiamo nel vento è giunto a destinazione.
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