Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Vero divo degli anni quaranta, perché figura di raccordo tra lo spettacolo brillante popolare e l’impegno neorealista, Aldo Fabrizi trova un ruolo assolutamente congeniale all’umanità della sua recitazione schiettamente calda ed apparentemente burbera, ora commovente ora divertente: un bidello vedovo che si sacrifica per far studiare il figliolo. Il tema del riscatto sociale, sebbene intimamente legato alla dimensione sentimentale della vicenda, trova una sua ragione d’esistere, a prescindere della trama, nel racconto di un bozzetto piccolo borghese che s’intreccia con un ventennio di storia italiana, seguendo uno schema narrativo simile a Sotto il sole di Roma dello stesso Renato Castellani.
Scritto anche da Emilio e Suso Cecchi (fuoriclasse), Aldo De Benedetti (ovviamente esperto di commedia), Fausto Tozzi (futuro deus ex machina di Sotto il sole), Fulvio Palmieri e Fabrizi, è un film post-calligrafico estremamente curato da un punto di vista formale (valgano gli umili e bonari episodi nel loculo di Fabrizi) e comunque coinvolgente soprattutto grazie all’interpretazione del divo casereccio, qui padre di un allora acerbo Giorgio De Lullo. Camei illustri di intellettuali divertiti: Mario Soldati, Ennio Flaiano, Vincenzo Talarico, Ercole Patti, Gabriele Baldini, Diego Calcagno, Francesco Jovine, Paolo Monelli. Grande cinema medio di matrice letteraria, con un finale di delicata malinconia.
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