Regia di Renato Castellani vedi scheda film
E' una storia tristissima, quella del bidello Orazio, vedovo e semianalfabeta che stravede per il proprio unico figlio: ma mentre si lamenta per l'ingratitudine della vita, l'uomo mantiene tutta la sua dignità e sa rimanere in silenzio o scostarsi quando si sente di troppo. Il mondo è ingiusto, dice la morale messa in bocca a protagonista (grande, come sempre, Aldo Fabrizi) nel finale: un mondo dove sei bidello per tutta la vita e qualsiasi professore avrà sempre e comunque la meglio su di te, anche se è il tuo stesso figlio; una società schematica ed intransigente in cui il buon cuore - forse pure eccessivo - di Orazio non solo non serve, ma può persino essere di qualche fastidio. Castellani si conferma ottimo narratore di storie di piccole, grandi persone; la vicenda, sparsa lungo l'arco di una trentina d'anni, vive un climax commovente finale; nelle particine di professori troviamo, fra gli altri, Vincenzo Talarico, Mario Soldati ed Ennio Flaiano. 7/10.
Orazio è il bidello di un liceo; ha un figlio e rimane vedovo. Si prodiga per il bambino e sogna per lui un avvenire migliore del proprio, magari da professore in quello stesso liceo. Il bambino cresce, studia e diventa professore; inizialmente va altrove, ma poi finisce proprio al liceo dove il padre, ormai prossimo alla pensione, ancora fa il bidello. Ma, ora che ha il figlio vicino a sè, il padre capisce di essere di troppo.
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