Regia di Renato Castellani vedi scheda film
Un bidello, rimasto vedovo alla nascita del primogenito, ripone nel figlio tutte le sue speranze di riscatto sociale. Fin qui rientriamo più o meno nello schema di Bellissima. Poi però il figlio cresce, si laurea, diventa professore di latino e viene chiamato a insegnare nello stesso liceo dove lavora il padre; il quale, comprendendo che la sua presenza lo mette in imbarazzo, decide di farsi da parte: forse il riscatto per interposta persona arriverà anche sul versante sentimentale (il bidello vede sbocciare nei figli quell’idillio che non era nato nei genitori), ma lui non sarà lì a goderselo. La patetica vicenda centrale non esaurisce per intero il film, che in sottotraccia segue le evoluzioni della vita italiana per un trentennio: si comincia nel 1919 con atmosfere da libro Cuore, tra orfani e maestrine; poco dopo si accenna a “quel nuovo movimento politico” (mai nominato) e vediamo i personaggi fare il saluto romano, un professore trasferito per punizione, un altro diventato gerarca, fino al tumultuoso periodo fra 1943 e 1945 reso quasi con movenze da balletto.
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