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Butterfly l'attesa

Regia di Tonino De Bernardi vedi scheda film

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La recensione su Butterfly l'attesa

di OGM
8 stelle

Il mondo è là fuori. Ad attendere, con semplicità, di essere guardato. Ed eventualmente amato, con gli occhi e con la mente. Comunque sia, esso conserva la propria dignità, anche di fronte alla nostra indifferenza, o magari al nostro disprezzo. Bellezza e bruttezza, rigoglio e desolazione partecipano in ugual misura al suo incanto, che, sotto l’obiettivo curioso di Tonino De Bernardi, germoglia magicamente dalla normalità, spiata da angolazioni inattese e cangianti, ma sempre occupate dalla presenza della gente. Un trattore blu si sposta su e  giù, verso destra e verso sinistra, trainando un'imballatrice rossa sul verde di un prato, e poi si fa in disparte, per partorire, bell’è pronta, la sua balla di fieno. Al di là dell’orizzonte degli eventi che maturano, ci sono invece quelli che sono ancora in procinto di sbocciare, come il sogno di un vestito nuovo. Un kimono, in questo caso. Un bel dì vedremo, canta Madama Butterfly. E intanto va incontro al suo Benjamin Pinkerton. Insieme a lei, altre donne si spostano, verso una meta invisibile, dirette a quel punto all’infinito in cui convergono i desideri comuni. Quel luogo è il buio in mezzo alla luce del giorno. È il posto in cui si raccolgono i fantasmi di tutte le aspirazioni inappagate, tutte le speranze tradite, che sono le divinità di una religione dolente e silenziosa. La storia di Butterfly abita ovunque, nel fascino agreste di un paesaggio di campagna, nel misterioso chiaroscuro di un bosco, nella rustica semplicità di un interno casalingo, nell’ambiente caotico di una grande città. Ogni scenario può ospitare il muto vagabondare di un’anima in pena, perché ogni angolo del globo, soprattutto quelli più solitari, è un teatro dall’acustica adatta a far risuonare il gemito dell’angoscia. È, sempre e comunque, una degna cornice della poesia, anche quando è ingombro di suppellettili, perché la realtà materiale non può mai essere così fitta da non lasciare spazio alla rarefazione degli attimi in cui il tempo sembra sospeso.  La tensione della ricerca permea tutta l’aria, e si impadronisce delle situazioni più improbabili, anche quelle che caratterizzano la vita di una fattoria, dal combattimento tra due galli al bestiame chiuso in una stalla. Nulla potrà mai essere così banale ed evidente da impedire alla vista di sfocarsi, sdoppiando le immagini nel loro contrario, come accade quando la luce è rifratta dalle lacrime o il ricordo è confuso dalla lontananza. Un uomo vecchio e bianco, un uomo giovane e nero. Forse aspettare troppo a lungo, o troppo intensamente, porta a smarrire la propria identità e quella dello stesso oggetto della attesa: forse le anime di tutte le innamorate deluse palpitano per tutti gli amanti fuggiti, le cui ombre appaiono ovunque, facendo continuamente sussultare il cuore. Ancora una volta l’astrazione viva e popolare di Tonino De Bernardi, ubiquitaria e priva di intellettualismi, riesce a trapiantare, in mezzo all’ordinarietà del quotidiano, il fiore di un lirismo soffuso e profondamente sentito, che parla, all’unisono, con tutte le voci dell’umanità.  

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