Regia di Daniel Stamm vedi scheda film
Terzo e ultimo film "satanico" di questo mio fine settimana tematico (dopo Il rito e L'altra faccia del diavolo); l'opera che ho perso due anni orsono al Festival di Torino e che poi non ero piu' riuscito a vedere e' tra le tre quella decisamente piu' interessante e sconvolgente; il suo piu' grande difetto lo dico subito e' quello di essere concepita con i crismi ormai super-sfruttati del mockumentary, tecnica che ormai a mio avviso finisce per nuocere e svilirne altre interessanti peculiarita'.
Fra queste ultime ad esempio la dilagante mostruosita' della predicazione in stile americano, dove la religiosita' viene re-interpretata da personaggi da avanspettacolo col solo compito di far presa sulle menti piu' fragili ed influenzabili in modo da renderli succubi della propria platealita' e ridurli ad una docile obbedienza fatta di timore, servilismo e facile remunerazione.
Nel film il pastore, esperto anche di esorcismi e proprietario di un raro libro sul tema ereditato dal padre, pentito del suo comportamento al limite del truffaldino a causa una serie di circostanze drammatiche che lo coinvolgono nella sfera personale, decide di rivelare tramite un documentario da girare in collaborazione con alcuni giovani cineasti, come in realta' tutta la sua attivita' e quella di molti altri suoi disinvolti colleghi sia frutto di menzogne e trucchi da circo; per questo motivo il gruppo si dirige in Louisiana preso la casa di un coltivatore, teatro di misteriose morti di bestiame, forse a causa del comportamento fuori del normale della giovane figlia, in odore di possessione demoniaca.
Mentre il raggiro sembra funzionare alla perfezione, a poco a poco pero' la situazione sfugge di mano e le cose si rivelano ben piu' intricate e complesse di quanto il reverendo potesse pensare.
Si arriva infatti ad un finale ancor piu' spiazzante ai danni di una societa' americana malata e corrotta che ne usciva gia' piuttosto malconcia nella prima parte della pellicola, e che denuncia la perversione che si annida segreta e dilagante in queste piccole inquietanti comunita' dell'immensa America di periferia: un epilogo da paura che ricorda le sataniche cospirazioni del magnifico gioiello anni '70 "In corsa col diavolo" con Peter Fonda, vittima pure lui di una comunita' dedita alla devozione malata verso un anticristo che pare piu' seducente ed rassicurante del suo antagonista buono, forse perche' stufa di penitenze e remissioni in nome di una gloria futura che non si ha piu' la pazienza di aspettare.
In questo inquietante aspetto il film ha a mio giudizio il suo punto di forza, che lo eleva rispetto agli altri due decisamente piu' banali e fine a se stessi.
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