Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film
La neve avvolge le strade notturne in una coltre quasi magica, contaminata però da un essenza mortifera che si muove silenziosa e letale, la ballata malinconica del compositore Mowg ci porta all’interno di un veicolo ma l’unica cosa che vediamo è uno specchietto retrovisore con due ali un pò kitsch illuminate a neon, ci muoviamo nella notte in cerca di una preda che presto compare all’orizzzonte, un auto bianca ferma sul ciglio della strada, all’interno una giovane donna con un capotto anch’esso bianco, bianco come la neve che circonda tutto, bianco come l’innocenza e la purezza.
Il killer si ferma e noi con lui, esce dal suo furgone e compie il suo rito di morte, la neve perde la sua limpidezza, il rosso del sangue traccia un solco definito sul terreno, un percorso che a seguirlo si rischia di perdere la ragione, di guardare in un abisso troppo profondo.
Ma l’agente dei servizi speciali Kim Soo-hyun non ha scelta, la vittima uccisa e fatta poi a pezzi era la donna che amava e dalla quale aspettava un figlio, impensabile per lui affidarsi alle indagini della polizia, impossibile liberarsi di quel peso abnorme che gli schiaccia il petto, deve mantenere la promessa fatta nel momento dell’ultimo saluto, l’uomo che ha commesso questo orrendo crimine la pagherà cara, soffrirà mille volte le pene da lui inflitte, la punizione sarà lunga e dolorosa, sarà un inferno in terra, un inferno senza fine.
I saw the devil (2010): Locandina internazionale
Kim Jee-woon (regista di Two Sisters e Bittersweet life) firma con I saw the devil un classico revenge movie, un film intriso di una ferocia sadica che raramente si è vista sullo schermo, il famoso detto “la vendetta è un piatto che va servito freddo” quì sembra perdere ogni suo significato, perche il protagonista è alla ricerca di qualcosa di diverso, l’atto naturale e irrevocabile non può trovare soddisfazione nella semplice morte del serial killer, ma puo trovarla nelle ripetizione prolungata di tale morte.
Morte e rinascita in un loop infinito, un orrore portato al suo apice, un gioco dove i ruoli di vittima e carnefice si ribaltano e dove il diavolo guarda dentro se stesso specchiandosi in una nemesi che ha la sua stessa forma, i suoi stessi occhi vuoti, l’assoluta mancanza di pietà.
Kyung–chul è il serial killer spietato che uccide giovani donne e poi le fa a pezzi, vive in una specie di antro cavernoso come i mostri delle fiabe, ha un lavoro normale come autista di bus scolastici ma di notte con lo stesso bus compie le sue mattanze, un cacciatore selvaggio e primitivo, una bestia da fermare il prima possibile ma non è questo che vuole Kim Soo-hyun, lui vuole infliggere un dolore infinito, vuole la sofferenza perpetua, e cosi dopo averlo rintracciato e messo fuori combattimento gli fa ingoiare un segnalatore GPS e lo rimette in libertà, non prima di avergli rotto un braccio.
Tutto questo avviene nella splendida sequenza della serra, una scena di action serrato che si conclude con quello che sarà un nuovo inizio, Kyung-chul pestato a sangue si risveglia infatti in una buca (una fossa per cadaveri) e da li ne esce, sofferente ma vivo, come il mostro di Frankenstein per lui c’è un’insperata rinascita, in regalo una busta piena di soldi che gli serviranno per la fuga, una fuga che è solo un miraggio, perche il suo persecutore non lo perderà mai di vista e appena possibile tornerà a colpirlo, infliggendogli di volta in volta punizioni sempre piu severe.
Kim Jee-woon firma un grandissimo film, una pellicola che nasce come thriller ma che muta in continuazione sfiorando diversi generi, a cominciare dal dramma ben rappresentato nella parte iniziale, il dolore per una perdita incolmabile, il rapporto di comprensione fra Kim Soo-hyun e il padre della vittima ex agente della omicidi, tutti i personaggi in scena hanno il loro peso nell’economia del racconto e il rapporto fra gli stessi è ben gestito da una sceneggiatura solida.
Ma I saw the devil è un film che cambia pelle velocemente, le improvvise e tambureggianti impennate action sono un vero spettacolo per l’amante del genere, diverse le scene che si lasciano ricordare, da quella gia citata nella serra a quella violentissima nell’ambulatorio, senza dimenticare la vorticosa sequenza nel casolare isolato, la regia di Kim Jee-woon si adatta con straordinaria prontezza alle variazioni di ritmo imposte dalla storia gestendo le inquadrature con un’abilità non comune, la dinamicità dei momenti di pura azione fanno da perfetto contraltare a quelli piu riflessivi e di scavo sui personaggi, mantendendo infine un invidiabile equilibrio nella messa in scena che propone un girato elegante, poderoso e a tratti persino poetico.
Ovviamente il percorso filmico non puo fare a meno di entrare nei territori dell’horror, sono frammenti dirompenti in un insieme compatto e multiforme, la versione coreana al tempo fu tagliata di alcuni minuti per consentire l’uscita del film nelle sale senza il marchio restricted, ma da noi la pellicola è uscita uncut, 144 minuti che volano via e che spaziando dal thriller, all’action con virate nel dramma e nell’horror, non disdegnano (come tradizione nel cinema coreano) brevi flash grotteschi, in questo caso al dire il vero meno ingombranti del solito.
Storia di vendetta ma non solo, il plot dello stesso Kim Jee-woon (sceneggiato da Hoon jung-Park) propone un analisi di fredda lucidità sulle derivazioni del male, una scavo profondo nell’abisso, un viaggio senza ritorno in quei luoghi oscuri nei quali specchiare la nostra anima, con il timore di veder riflesso il volto del diavolo (I saw the devil) che ci guarda ghignante e con gli occhi spiritati, raccontandoci verità oscene che nessuno vorrebbe ascoltare.
Film dalla tecnica notevole, la forma non fa il contenuto ma è un aspetto fondamentale in un opera cinematografica, qui tutto è di alto livello, dalla fotografia dai colori saturi di Mo gae-Lee (Il buono, il matto, il cattivo e Two Sisters), alle musiche struggenti, imperiose e malinconiche di Mowg, fino naturalmente alla regia di Kim Jee-woon che nonostante la lunghezza dell'opera non da mai segni di cedimento.
Naturalmente la chiusura di questo commento non può che essere dedicata ai due interpreti principali, Lee Byung-hun (attore feticcio del regista) interpreta con glaciale freddezza ed efficacia il vendicativo agente speciale, la sua performance vive di emozioni contenute e di improvvisi scatti di ferocia pura, fino a giungere al drammatico finale dove finalmente mostra tutta la sua fragilità, consapevole forse che la sua battaglia era persa ancora prima di iniziare, a fargli da antagonista troviamo un volto che non necessita di presentazioni, Choi Min-sik (Oldboy, Lady Vendetta) è un killer spietato, indecifrabile nella sua essenza animalesca, una bestia che non ha limiti e che ben rappresenta l’essenza del male puro, con una strizzatina d’occhio al Max Cady di Scorsesiana memoria.
I due personaggi si affrontano in un gioco di vendetta e morte che giunge infine all’inevitabile conclusione, un faccia a faccia dove la verità esplode in tutta la sua distruttiva chiarezza, perchè non si può infliggere dolore a chi dolore non prova, perchè non si può dare sofferenza a chi ha fatto della sofferenza la sua ragione di vita, si puo solo guardare nell’abisso scoprendo il riflesso del proprio volto deformato dall’odio e dalla disperazione.
Voto: 8
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
mai visto munny....mi limito a leggere il tuo commento,sempre preciso e interessante......bye
Ezio, conoscendo un po i tuoi gusti questo credo che ti possa piacere, non so pero se è disponibile in lingua italiana, io l'ho visto in originale con sottotitoli :)
Ciao!
Ad essere sincero l'ipertrofia debordante del cinema coreano trova in opere come questa una capacità di contaminare generi e registri non sempre altrettanto convincente ed avvincente. Sul valore del film ed i limiti del modello (mutuato dal cinema di genere americano) ho già detto; mi pare utile però sottolineare che siamo distanti dalle ambizioni formali e dalle astrazioni deterministiche dell'action di Hong Kong (Jonnie To su tutti), anche autori come Park Chan-wook e Ki Jl-woon hanno alzato decisamente l'asticella nell'ultimo decennio.
Come dicevo sopra non sono un esperto del cinema coreano, che sto pian piano scoprendo, per quanto visto finora posso dirti che questo è il primo film dove trovo delle analogie formali o dei chiari riferimenti al cinema di genere americano...a me la cosa non ha disturbato perchè la messa in scena è veramente impeccabile e se pure c'è qualche citazione di troppo non pregiudica il valore dell'opera.
Di questo regista avevo gia visto molti anni fa Two Sisters ma molto onestamente ti dico che non lo ricordo quasi per nulla, sopratutto non ricordo una padronanza del mezzo cinematografico cosi efficace.
I saw the devil è un film debordante ed eccessivo ma per esempio la componente grottesca è meno spinta rispetto ad altri film coreani visti recentemente, penso sopratutto ai film di Boon joo-ho.
Insomma a me è piaciuto molto :)
Ciao Maurì!
Un vero peccato che un film come questo non sia stato distribuito in Italia, si trova in streaming ma non tutti hanno voglia di guardarsi un film in coreano coi sottotitoli, giá molti si rompono nel guardare un film in inglese coi sottotitoli, figurati in coreano. Ed è un peccato perchè I Saw The Devil é un film stupefacente, straordinario ed è ancora troppo poco conosciuto rispetto agli altri film del regista. Non lo reputo il capolavoro assoluto, come dicono alcuni, di Kim Jee Won (per me quello rimane Bittersweet life) ma è comunque un film bellissimo. Se non li hai visti, del regista, ti consiglio il thriller/horror Two Sisters (un po' difficile da comprendere in pieno alla prima visione, ma comunque molto affascinante e dannatamente inquietante e interessante per come è narrata la storia), il suo western il buono, il matto, il cattivo e Bittersweet life, il film che mi ha fatto innamorare di questo regista e di Lee Byumg Hun, grandissimo noir, sicuramente uno dei miei preferiti di sempre. I suoi primi film mi mancano invece, ma non so nemmeno come recuperarli.
Ciao e complimenti per la recensione!
Ciao Django...assolutamente d'accordo con te sul discorso della distribuzione, tra l'altro parliamo di un film con chiari riferimenti al cinema occidentale per cui di piu facile appeal verso il nostro pubblico, e invece niente.
Io l'ho visto in lingua originale come faccio sempre quando mi è possibile ma capisco che per molti puo essere un fattore di disturbo in piu, oltre la reperibilità del film.
Come dicevo sopra del regista ho gia visto anni fa Two Sisters ma praticamente non lo ricordo (quind lo voglio rivedere) mi manca invece Bittersweet life che ho in lista recupero.
Mi manca anche Il buono, il matto e il cattivo e vorrei recuperare anche questo...piano piano arrivo a tutti :)
Grazie del commento...cao!
Ciao munny, ricordo che iniziai a vederlo ma dopo la scena del taglio a pezzi del primo cadavere dovetti interrompere la visione. Troppo duro per uno stomaco debole come il mio. Rimasi tuttavia ipnotizzato dall agguato sotto la neve, prima chicca di un film che a quanto leggo ne era zeppo!
Ciao Emil, in effetti il film comincia subito forte però devo dire che la scena alla quale ti riferisci viene presentata fuori campo, è chiarissimo quello che succede ma non si vede ne dettaglio.
Piu avanti ci sono delle sequenze ancora piu forti, a me quella che ha piu impressionato è stata la parte nell'ambulatorio, li ce un pezzo veramente tosto LOL
Cmq, il film è girato molto (molto) bene e gia dall'incipit te ne rendi conto :)
Un saluto e grazie del passaggio!
Bellissima recensione per un grande film. "I saw the devil" è uno di quei pugni allo stomaco che ogni tanto servono. Un autore da tenere d'occhio per quanto mi riguarda. Di lui ho adorato soprattutto "A bittersweet life", se non l'hai visto recuperalo. Ciao!
Grazie Stanley, A bittersweet life è in lista e spero di recuperarlo quanto prima :)
Ciao!
Commenta