Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film
Il modo in cui viene rappresentata la violenza al cinema è sempre stato un argomento di discussione molto vivo tra gli appassionati di cinema. Ci sono film come Saw che rendono la violenza commerciale, che sacrificano la sceneggiatura per dar vita a trappole sempre più complicate e truculente. Ce ne sono altri come Irreversible di Gaspar Noè che usano la violenza come mero mezzo estetico. Basti pensare al famoso piano sequenza in cui stuprano la Bellucci. Dato che non ci sono tagli di montaggio volti a "censurare"la sequenza lo spettatore è costretto a guardare.
Come e soprattutto dove si pone questo I Saw the Devil? Da noi "purtroppo" non è stato ancora distribuito ma come si dice: " La speranza è l'ultima a morire". Già perchè questo film merita di essere visto da tutti. Sono del parere che il cinema asiatico sia in un periodo d'oro: la trilogia della vendetta, I Saw The Devil, i film di Miike e Kitano. Insomma, tutti questi film e registi sono in grado di ricreare alla perfezione un quadro in movimento. Mi spiego meglio, più di una volta mentre guardavo il film volevo semplicemente stoppare l'immagine per ammirarne la composizione e la fotografia. La sequenza iniziale in particolare è uno spettacolo per gli occhi nonostante sia di una crudezza senza pari.
Già con Lady Vendetta avevo particolarmente apprezzato il rosso che contrasta il bianco puro della neve. La stessa cifra stilistica viene scelta anche qui è sotto una bellissima nevicata viene consumato un brutale omicidio. La scia di sangue contrasta in maniera netta la purezza della neve. Questo elemento (cioè la purezza) è sottolineato anche dal colore degli abiti della vittima; bianchi come il latte.
Da qui parte l'intera storia. Chiariamoci, nonostante il (forse troppo lungo) minutaggio di 2h 30 minuti l'intreccio del film è riassumibile in poche parole. Il poliziotto che perde la sua amata all'inizio decide di scovare e identifizare il suo killer. Una volta identificato lo tortura brutalmente per poi rimetterlo in libertà. Questo perchè il protagonista è deciso a torturarlo più e più volte. Semplice ed efficace, il film procede attraverso virtuosismi della macchina da presa e alcuni colpi di scena ben strutturati.
Tornando al discorso iniziale il film è molto violento ma non così tanto disgustare. Anzi molte volte il regista decide di eseguire tagli di montaggio in modo da non far vedere allo spettatore ciò che succede.
In definitiva un film semplice (ma non banale) ricco di ottime sequenze, con qualche difetto (l'eccessivo minutaggio e alcune situazioni improbabili) ma che riesce a ritagliarsi un posto di primo livello all'interno del cinema asiatico.
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