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I saw the devil

Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film

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GIMON 82

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su I saw the devil

di GIMON 82
10 stelle

"I saw the devil"

Ho visto il diavolo,titolo emblematico, annunciante i 144 minuti di fibrillazione atriale(quella nostra),del trionfo dell'emoglobina sprizzante ovunque,di una storia feroce e assetata di vendetta.Un film crudo che avvinghia alla poltrona e incolla allo schermo,ingaggiando una  lotta tra spettatore e protagonisti.Kim Ji Woon ci porta  nei meandri piu' oscuri e abbietti della mente umana.E' doveroso chiedersi del perchè una "perla" simile non abbia  trovato una distribuzione sia sul grande schermo che in dvd.In Italia si propinano cavolate e insulsaggini di ogni genere senza lasciare un margine di visibilita' all'impatto forte di demoni con l'occhio a mandorla.,Un qualcosa di talmente estremo da pensare una non appartenenza al genere umano.Eppure esiste,in una Corea malata nello spirito,dove il prode e geniale Kim-Ji-Woon offre le "maschere" di due protagonisti,  "miscelati" tra loro,nello scontro e nelle (auto)lacerazioni,inseguendosi ed (auto)annullandosi a vicenda. I barlumi d'umanita' sono azzerati,non esistono catarsi espiative  o pentimenti, solo nichilismo e tortura auto(mat)mica.

Locandina Originale

I saw the devil (2010): Locandina Originale

Un uccidere il proprio "se',simbolicamente tratteggiato da due figure  antitetiche, eppure identiche nella sete di sangue.Da un lato il killer psicotico e maniaco,un Choi-min-Sik al cui confronto il De Niro di "Cape Fear" è un educanda delle orsoline.Dall'altro lato vi è un agente delle forze speciali,Lee Byung Hung ,l'attore feticcio di Ji-Woon,un Alain Delon orientale  vestito da "angelo torturatore".Al poliziotto viene uccisa la fidanzata,in un massacro gratuito senza sconto,il Killer è Choi-min Sik, un demone terreno che stupra e smembra dolci ragazze.Le donne del film divengono oggetti di piacere, su cui sfogare perversioni e depravazioni ataviche,la cui regia presenta in passaggi senza sconti di efferatezza.Byung Hun si lancia alla ricerca del killer dell'amata,una volta scovato,inizia una caccia senza tregua,come un gatto con il topo.

E' la tortura a trionfare, nel turbinio di mutilazioni atroci,volte a far soffrire nel peggiore dei modi il carnefice dell' amore perduto.Nel superbo ed elegante noir "Bittersweet life" Ji-Woon sposava un mondo nichilista e animale dove si confrontava un unico protagonista,i cattivi erano quelli di cui vendicarsi,la psicologia era caratterizzata in una sola vis,simbolo della solitudine da antieroe romantico,  violento per necessita'."I saw the devil" è invece la catarsi nichilista sotto forma di crudo sangue,non vi sono delimitazioni tra bene e male,Killer e sbirro all'inizio sono nemesi l'uno dell'altro,ma il passare dei minuti contrappone i ruoli, spiazzando nel verticismo d'un massacro dell'animo.Si  riflette sul tema della violenza gratuita scagliata contro l'assassino dell' affetto piu' caro:"Jsaw the devil"  ci  risponde,sulle proiezioni e fantasie mentali piu' abominevoli.Sicuramente tutti noi  ascoltando notizie su donne uccise e stuprate, inorridiamo chiedendoci del un male patologico o non, racchiuso in alcuni soggetti.

Qualcuno  lancia  proclami violenti, proponendo il pubblico linciaggio.Il film di Ki-Woon è un po la metafora di  "rabbie" umane relative alla cruda vendetta.Un opera enorme,senza false retoriche, da ritenere come uno dei migliori thriller degli ultimi anni.Serrata e senza sbagliare un colpo, la regia  avvolge e disturba, costringendo all'insostenibilita' il nostro sguardo.Il gore e lo splatter sono dietro l'angolo,  contestualizzati  nell'alta potenza stilistica,sorretta da una fotografia lucente e senza sbavature.Tra i passaggi da portare "a memoria",una corsa in taxi con pirotecniche coltellate.La crudezza e il realismo o "globulismo" non sono mai superficiali, entrano nell'epidermide,nel mondo senza speranza di redenzione anche per i "buoni".La cinematografia coreana è da considerarsi ormai di livello eccelso,aggiungendo con quest'opera un importante tassello.Da trasmettere senz'altro alla piacioneria  di Hollywood,mostrando storie crude e nude nella veridicita', simboleggianti la letargia sociale che fabbrica mostri.Storie pregne di pessimismo,dipinte e figurate in una sfera elegante e ipnotizzante,film impensabili per cinematografie bacchettone e puriste,dove attori e registi non si "sporcherebbero" le mani  nei contesti malsani.Pero' è (purtroppo) realta' anche questa, e seppur amara bisogna accettarla,il futuro del cinema ha gli occhi a mandorla..........

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