Regia di Kim Ji-woon vedi scheda film
Approcciarsi al tema della vendetta per un regista coreano non è semplice, perché risulta inevitabile essere accostati a chi ha fatto della vendetta uno stile personale, un marchio di fabbrica più che riconoscibile.
Kim Jee-woon però non è uno sprovveduto, sa molto bene quale freccia non è ancora stata scoccata dal buon vecchio Park e la fa sua, centrando il bersaglio. Non un tiro perfetto, ma nel cerchio rosso ci entra tranquillamente.
Infatti, tra le varie sfumature con cui il regista della famosa trilogia ha raccontato le sue storie di vendetta, manca quella della follia, non quella giustificata da un trauma subito o da un torto inaccettabile, ma quella fine a se stessa, la follia del piacere.
In I Saw the Devil, il serial killer psicopatico (interpretato da Choi Min-sik) non ha un passato segnato da abusi o eventi particolari, o perlomeno non ci viene fatto sapere. Sappiamo che ha dei genitori con cui non ha rapporti da tempo, tanto che sua madre fatica a riconoscerlo dalla foto che le viene mostrata dal protagonista. Sappiamo che ha abbandonato suo figlio, con cui però forse ha ancora dei contatti, perché sarà proprio il figlio a indicare al detective il "covo" di suo padre. Probabilmente aveva una moglie, o una compagna, dalla cui separazione potrebbe derivare il suo essere profondamente misogino, ma è una supposizione.
Quello di cui siamo certi, èche Kyung-chul uccide per piacere, non per divertimento, ma per piacere. Il divertimento arriverà dopo.
Quando va a caccia delle sue prede, lo fa in maniera metodica, ha un copione da seguire e lo recita alla grande. Una volta che ha avuto successo, è meticoloso nello sbarazzarsi delle sue vittime e nel catalogare le sue imprese. Per poi ricominciare, ancora e ancora.
Sarà Soo-hyeon, il detective che è sulle sue tracce ed a cui lui ha ucciso la compagna, a far cominciare il gioco. Quando capisce cosa intende fare Soo-hyeon per lui inizia il divertimento. Da quel momento sa che si tratta di una questione di vita o di morte, dove lo sfuggire all'ultima non è per paura, ma per evitare la sconfitta.
Non gli importa di morire, nel confronto finale tra lui e Soo-hyeon è chiaro, sa di aver vinto. Qualsiasi cosa gli abbia fatto (o gli vorrà fare) il detective, non sarà mai all'altezza del dolore che lui ha inflitto.
A questo punto arriva il tocco di classe, il finale che toglie ogni possibile redenzione all'angelo (o diavolo) vendicatore è anche l'unico modo per pareggiare i conti.
Soo-hyeon sceglie di infliggere dolore ad altri per far soffrire l'assassino di sua moglie. Sceglie la legge del taglione, occhio per occhio, dente per dente.
Prima di morire, Kyung-chul capisce cosa sta succedendo e per la prima volta ne è terrorizzato. All'ultimo secondo è stato sconfitto.
Dal punto di vista estetico Kim Jee-woon non inventa nulla, punta i piedi su solide basi e mette tutto al servizio della trama.
Bella e azzeccata la colonna sonora di Mowg.
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