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Super - Attento crimine!!!

Regia di James Gunn vedi scheda film

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La recensione su Super - Attento crimine!!!

di Antisistema
6 stelle

Non sono un fan del cinema post-moderno se non sorretto da un'idea di forma alla sua base, James Gunn nei suoi lavori si approccia sempre con un'anima indipendente a prescindere dalla produzione affidatagli, però le sue intuizioni non sono mai sorrette dagli istrionismi visivi e tecnici degli epigoni a cui si rifà; in primis Peter Jackson e Sam Raimi di cui in fondo si pone come un discepolo un pò irriverente, ma senza afferrare pienamente l'anima del loro cinema per poi farsi uno stile proprio. 
Per un regista come James Gunn sempre appassionato al genere, seguire la moda dei cinecomics, creandosi però un suo personale cinefumetto che non ha origine sulla carta e che è stato accostato dalla critica al fenomeno Kick Ass di Mattew Vaughn (2010), per l'ultra-violenza splatter ed il tono sgangherato sopra le righe con un'aria fai da tè nei costumi e nel modo di porsi dei personaggi. Per il sottoscritto il film di Vaughn è una mediocrata furbetta che ha fatto parlare molto di sè solo per la presenza di sangue e lo stile di linguaggio ultra sboccato, ma in fondo era un prodottino innocuo che poteva scuotere giusto un adolescente brufoloso che pensava che Iron-Man ed i Fantastici 4 fossero i film più fighi del mondo, di certo non uno spettatore che ne capisce di cinema. Il film di Gunn ha moltissima carne a fuoco, forse eccessiva per i 90' minuti di durata ed i mezzi limitati a disposizione, se il secondo aspetto non è mai stato un problema troppo grande per Gunn cresciuto alla Troma tra sangue, dialoghi scurrili, umorismo caciarone e sesso (tutti elementi che troviamo nel suo precedente Slither e anche qui), per quanto riguarda la sceneggiatura, di solito i suoi script sono sempre stati elementari, meri canovacci per avere qua e là degli spunti visivi o per mettere in primo piano i personaggi, qui in Super - Attento crimine!!! (2010), il regista scade nel difetto opposto, confermando di essere ancora un cineasta acerbo nonostante un potenziale talento che però risulta vittima del suo ego artistico e avrebbe bisogno di un co-sceneggiatore per poter far esprimere al meglio il suo stile irriverente, che con solo lui al timone del progetto, finisce con il far emergere solo il lato cazzaro. 
L'unica cosa super in questa pellicola, è la totale coglionaggine del protagonista Frank Darbo (Rainn Wilson), un cuono fallito di terza categoria che lavora in un posto men che mediocre, il cui unico appagamento dalla vita è aver sposato in modo fortunoso una donna super figa di nome Sarah (Liv Tyler), tossicodipendente sulla via del recupero, che decide un giorno di mollare il marito per mettersi con Jacques (Kevin Bacon) uno spacciatore che gestisce il traffico locale. Depresso da tutto questo, Frank ha assurde visioni nelle quali vede Gesù e addirittura sente la voce di Dio, credendo di venir scelto da lui per diventare un supereroe e combattere il crimine, cucendosi un costume artigianale ed andando in giro con una chiave inglese a spaccare la testa alla gente, diventando un fenomeno mediatico in breve tempo, conosciuto con il nome di Saetta Purpurea. 

 

 

Gunn non è mai stato uno sceneggiatore raffinato, nè una persona abile a mettere su carta qualcosa di più profondo di ciò che apprese alla Troma confezionando un prodotto che va poco oltre il giocattolone tranne in un paio di situazioni che presentano delle intuizioni qua e là che se ben disciplinate, avrebbero potuto elevare di molto questo discreto prodotto dallo stile registico schiettamente amatoriale ed indipendente in ogni suo frame, anche se risaputo con l'uso della macchina a mano praticamente ovunque (ma alla fine lo rende anche differente dalla solita patina Hollywoodiana) e che di tanto in tanto rinfresca con l'uso delle onomatopee, anche senza la genialità di un film schiettamente pop come Scott Pilgrim vs the World di Edgar Wright (2010), che però godeva anche di tutt'altro budget rispetto ai soli 2,5 milioni di questo Super e con gli attori che hanno preso il minimo sindacale. La differenza tra Frank ed i criminali contro cui si scaglia è labile se non nulla; anzi, il primo è sicuramente molto più pericoloso dei secondi, perchè sente di essere nel giusto in quello che fa, quando altro non è che una persona disturbata di mente, che va in giro a spaccare la testa alle persone, solo che facendolo con un costume addosso, viene considerato un fenomeno su cui riderci addosso, come d'altronde sarebbe recepito nella vita reale una figura del genere (anche se il tono esagerato manda in vacca il realismo che Nolan avrebbe saggiamente impiegato, questo cretino durante le sue ronde gira in macchina e nessuno prende la targa?). 
Però tutto questo è narrato con uno stile sin troppo sopra le righe, che finisce con il far passare le caratteristiche reazionarie della personalità di Frank in secondo piano, buttandola troppo sull'esagerazione scoperta e sui deliri visivo-religiosi da burletta, che finiscono con accentuare troppo iperbolicamente le sue vicende con l'effetto di depotenziare fortemente una figura come quella di Frank, che dovrebbe risultare invece inquietante; non è un caso che invece la commessa del negozio di fumetti Libby (Ellen Page) funzioni molto meglio e forse sarebbe stato più indicato scrivere l'intero film in sua funzione rendendola protagonista, perchè come saggiamente evidenziato da qualche recensore, Super è fondamentalmente Ellen Page, l'interpretazione schizzata dell'attrice con i suoi gridolini, le improbabili acrobazie, la vena comica eccessiva (a me ha fatto ridere per ogni sua scemenza pronunciata) ed i trip mentali del personaggio fortemente ancorati alla realtà quotidiana di un lavoro ridicolo, poichè basa la sua realtà su dei sogni fantasiosi irrealizzabili, letture di fumetti mediocri e varia banalità, che trovano una valvola di sfogo solo quando decide di diventare Saettina, spalla del protagonista, facendo emergere la sua personalità (questa si inquietante) di psicopatica assassina, che si cela dietro un costume ridicolo e che la porterà ad un inebriante delirio di violenza in cui brucerà tutto sè stessa. 
Ellen Page, una certa violenza sgangherata ed amatoriale, il buon Kevin Bacon che questi cattivi li sa fare ed un finale sentitamente melodrammatico, danno una dignità ad una pellicola che avrebbe dovuto sfruttare al meglio le numerosi intuizioni alla base e che purtroppo come già detto il Slither (2006), si rifugia nella cazzatona totale che si ripiega in sè stessa. 

 

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