Regia di James Gunn vedi scheda film
Visto al Festival del Cinema di Torino del 2010 senza conoscerne i retroscena, Super è sembrato derivativo di Kick-Ass, ma in realtà il progetto del film risale a diversi anni prima e denota l’amore di Gunn per i supereroi, di cui si era già occupato come sceneggiatore nell’inedito The Specials. Cresciuto alla scuola della Troma, dove ha collaborato alla scrittura del supercult Tromeo and Juliet, Gunn è poi passato a dirigere la “strisciante” horror comedy Slither e i video trash per il Web della serie James Gunn’s PG Porn. Con Super dichiara di aver voluto realizzare un ideale adattamento supereroico di La varietà dell’esperienza religiosa di William James e tanto di cappello agli attori che ci hanno creduto, a partire dalla lanciata Ellen Page di Juno e Inception, passando per star affermate come Liv Tyler e Kevin Bacon sino al fidato volto Tv di Nathan Fillon (già in Slither) e, ovviamente, al protagonista Rainn Wilson di The Office. Il saggio di James del 1902 sosteneva che non è importante se il fondatore della religione quacchera fosse notoriamente schizofrenico, quanto l’efficacia spirituale di quella fede. Allo stesso modo, che Frank, il protagonista di Super, sia un cuoco di terz’ordine invasato non inficia la nobiltà del suo eroico calvario. È stato lasciato dalla moglie e, folgorato da un programma di propaganda religioso con un supereroe cristiano, decide di combattere il trafficante di droga che gliel’ha portata via. Ovviamente in costume, con l’identità segreta di Saetta Purpurea, assurge in breve a controverso fenomeno mediatico, tanto da conquistarsi l’ammirazione di una ragazza che diverrà la sua spalla, Saettina. Il tutto funziona su vari livelli, oltre a quello più alto dei riferimenti a James e all’ovvia critica dei cosidetti Real Life SuperHero (cui sono dedicati i programmi Tv come Who Wants to Be a Superhero e Stan Lee’s Superhumans), Gunn sa mettere in scena una follia dal sapore artigianale, lontana dalla sicurezza cartoonesca e digitale della patina hollywoodiana e attraversata da lampi di iperviolenza. Il divertimento splatter grottesco è però solo uno strato, sotto al quale si cela un mélo dolente, che nel finale rischierà di spezzarvi il cuore.
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