Regia di James Gunn vedi scheda film
Questo film è Ellen Page. I suoi gridolini, le sue battute, i suoi trip mentali, la sua mise giallo verde. L'irruenza di questa giovane attrice mette in imbarazzo l'intera struttura di questo curioso filmetto di James Gunn, dal sapore artigianale e paradossalmente nostalgico, in cui il regista, vecchio sceneggiatore della Troma, i cui eccessi qui sono tutti presenti (dal sangue al sesso semi-mostrato), racconta la storia del giovane Frank che decide di diventare supereroe ammazzando chiunque compia quei mali (anche insignificanti) che non ricevono la giusta punizione. Così come lui spacca teste qui e lì per le strade malfamate di un'America di provincia, allo stesso modo Gunn si diverte a provocare lo spettatore scatenandone le risa e la commozione superficiale nei momenti più imprevedibili, e dunque straniando con un portamento assolutamente non banale e che se la gioca tutta, com'è ovvio, sul nonsense, sulla trovata immediata, sulla situazione eccessiva. E preso con le pinze questo Super sa divertire in maniera intelligente, garbata (nonostante, anzi, soprattutto per cervelli, sangue, ritmi sconquassati, risvolti imprevedibili), a tratti discreta, felicemente imprevedibile.
Se poi andiamo a guardare alla superficie (che poi è come guardare nel fondo: siamo sempre lì, nel "giocattolo" sanguinolento e demenziale), l'idea di mondo che lascia Super (sia di mondo americano, sia di mondo della fantasia) è quasi una rivalutazione coeniana di fattura crudele e spietata, dall'accettazione da parte della gente della follia di quest'uomo (che siamo portati ad appoggiare anche noi, sebbene ne ridiamo e lo troviamo, come gli altri, ridicolo), fino alla stupidità dei due protagonisti che basano la loro vita su fumetti, sognetti fradici e invecchiati, banalità assortite e svariate, idoli istupiditi (dalla libido alla religione). Anche gli adoratori dei fumetti sono ridicoli, così come i drogati, i narcotrafficanti, i poliziotti, gli adolescenti, tutti, non se ne salva nessuno: e negli equivoci "letali" (vedasi l'assassinio, per sbaglio, del poliziotto) i Coen sembrano davvero firmare certe sequenze. Benché nei loro film il livello sia ancora più spietato perché si va ben oltre la superficie.
Le risate abbondano sulla bocca degli stolti, e si dev'essere stolti per entrare nel giusto portamento del film di James Gunn, una gigantesca onomatopea abbagliante (Waash! Baam! Kuh-pow!) che, esilarante e sveltissima, porta alla fine senza neanche far accorgere del tempo, e trascina con sé il fascino strabordante di una Ellen Page in una delle sue migliori interpretazioni: paonazza, travolgente, tenerissima assassina.
Super è una versione semplificata del fenomeno dello straniamento cinematografico: un prodotto che può introdurre in certo cinema di qualità che magari lavora solo sulla superficie, ma lo fa con salutare cattiveria.
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