Regia di James Gunn vedi scheda film
Supereroi fai da te, senza grandi poteri, senza grandi responsabilità ma con grandi problemi. Super segue idealmente la linea tracciata dall’ottimo Kick Ass, tratto da un fumetto, Defendor e Griff the invisible (ancora non distribuiti), nuova riscrittura dell’eroe metropolitano, schizofrenico, legato all’identità segreta da una smania masturbatoria di protagonismo che decide di ribellarsi alle vessazioni della vita quotidiana pretendendo di sfondare il muro dei sogni a suon di mazzate.
Dopo la bulimica accozzaglia di supereroi istituzionali partoriti dalla Marvel finendo per raschiare i fondi di magazzino di eroi in costume ormai dismessi, si assiste ad un’inversione di tendenza demistificatoria del ruolo dell’eroe. In buona sostanza i film di supereroi cialtroni differiscono dai film di supereroi veri solo perché affondano i denti nella realtà demente nella quale nessuno crede più a nulla. La natura dei supereroi è data dalla presa di coscienza dell’esistenza dell’eroe attorno al quale tutto il mondo si modella.
Quando Frank (Rainn Wilson), lasciato dalla moglie tossica (Liv Tayler) per fuggire con uno spacciatore (Kevin Bacon), decide di indossare un costume rosso e con una chiave inglese comincia la sua goffa opera di vigilantes, i motivi sono soprattutto per rivalsa verso le ingiustizie che egli ha subito. Lento, sovrappeso, sconclusionato e triste il supereroe di James Gunn è l’espressione dello scollamento definitivo dalla realtà e la maschera lo schermo protettivo verso lo scherno infinito a cui Frank è sottoposto. Nonostante l’assurdità della storia, l’iperbole della metafora trova un solido aggancio nella disperazione/sfiga che il protagonista spande intorno a sè risultando più sofferto e patetico che grottesco. La differenza con l’omologo Kick Ass è la completa distanza dall’estetica del fumetto benché compaiano i suoni onomatopeici tipici delle nuvole parlanti.
Ellen Page compare nell’ottima parte della ninfetta postadolescente isterica e aggressiva compagna di Frank nelle sue scorribande supereroistiche. A metà tra la gattina sexy e la ragazzina capricciosa esaspera il clima di violenza che aleggia nella storia. La schizofrenia del supereroe, il suo ergersi al di sopra della legge per autoelezione, è foriero di violenza gratuita incomprensibile e rozza, banale come il male che viene perpetrato nelle strade. Ellen Page in Super è Juno con il cervello bruciato da fantasie comics disciolte nella realtà.
Film acido e politicamente molto scorretto, è diretto da James Gunn autore con i due fratelli di un tipo di cinema indipendente e sperimentale, (Tromeo & Juliet girato per la Troma inc, lo splatter Shliter e PG Porn il geniale, esilarante porno senza sesso prodotto per il web e visibile su www.jamesgunn.com) visivamente esplicito. Non si risparmiano colpi bassi in Super, sangue e carne sbocciano tra azioni farsesche e improvvise derive surreali. Il realismo delle periferie degradate dell’America lontana dall’iconografia veicolata nell’immaginario collettivo da migliaia di film fa da specchio alla sterilità emotiva del protagonista, aridità dalla quale può sbocciare solo un delirante progetto di vendetta. Così la messa in scena è scarna e rude, grezza nel mostrare senza enfasi la genesi di un pazzo vestito di rosso che si fa chiamare Saetta Purpurea, spietata nel mostrarne i fallimenti e la brutale violenza dei successi. Non ci sono ne vinti ne vincitori in Super e il divertimento è filtrato dal setaccio fine della tragedia, la cultura comics non è necessaria non essendo una parodia, lo stesso protagonista dei supereroi non sa proprio nulla. Divino il teledivo supereroe cattolico salvatore delle anime degli adolescenti dalle tentazioni quotidiane. Momenti di grande Gunn’s movie.
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