Regia di Patrick Hughes vedi scheda film
L’agente Shane Cooper (Shane come il protagonista de Il cavaliere della valle solitaria?) arriva con la sua giovane moglie incinta a Red Hill, un buco di paesello sperduto nell’outback australiano, i due cercano solo un po’ di serenità in attesa del lieto evento, ma ovviamente troveranno ben altro.
Red Hill è un paese morto che si ostina a negare l’evidenza, il progresso l’ha lentamente isolato e ormai a lottare sono rimasti in pochi, tra questi ce il burbero sceriffo Old Bill (Steve Bisley), che incontriamo in una specie di comizio intento a catechizzare la cittadinanza dubbiosa; lui non si arrende alla triste realtà, la terra è una questione di vita o di morte, va prima conquistata e poi difesa.
Il primo giorno di lavoro di Shane sembra procedere tranquillo, tra colleghi simpatici e altri decisamente stronzi, passeggiate nelle pianure e misteriose morie di bestie (un allevatore dice possa trattarsi di una pantera, nessuno ci crede ovviamente), la noia fa capolino per un attimo ma poi scompare d’improvviso; da una prigione di massima sicurezza evade il pericoloso aborigeno Jimmy Conway, accusato dell’omicidio della moglie e spedito in galera proprio dallo sceriffo Old Bill.
Di colpo il paese prende vita, alcuni degli abitanti si riuniscono nella stazione di polizia e armati fino ai denti si organizzano per dare il benvenuto al fuorilegge, nessun dubbio infatti che Conway sia diretto proprio a Red Hill.
Ovviamente sarà cosi; ma cosa spinge il balordo sfigurato verso una vendetta spietata e sanguinosa?
L’Australia fornisce uno scenario naturale che ha pochi eguali, che si tratti di horror come il sottovalutato Wolf Creek o western come La proposta l’impatto visivo non lascia mai indifferenti, in questo film di Patrick Hughes la potenza dello scenario ambientale ricopre un ruolo fondamentale, fin dalla prima sequenza con i cavalli selvaggi circondati dalla natura e dalle imponenti montagne
Spazi immensi eppure desolati, ideali per raccontare una storia che si rifà chiaramente ai classici del genere, western moderno direbbero quelli bravi, ma volendo il moderno lo possiamo anche togliere, Red Hill infatti è western all’ennesima potenza, per costruzione e sviluppo, ma anche per stereotipi e canovacci narrativi, il tutto riproposto fedelmente e condito con un spruzzata pulp che non guasta di certo.
E cosi dopo un inizio dai ritmi lenti, rigoroso ed essenziale, il film di Hughes si trasforma in un action potente dove domina il tema della vendetta, una spietata caccia all’uomo nel desolante scenario di un paese deserto, come in un vecchio western d’annata il bandito arriva in città in sella al suo cavallo e pian piano fa una strage.
Affascinante la prima parte, l’esordiente Hughes costruisce abilmente il giusto climax, l’attesa non viene poi delusa grazie ad uno sviluppo più sostenuto e decisamente movimentato, sparatorie, morti ammazzati, almeno un paio di sequenze che si lasciano ricordare.
Se mai qualche dubbio ce lo lascia il finale prevedibile, facile da intuire e un po’ stucchevole nella messa in scena, ma poco male, Red Hill diverte molto pur non toccando vette eccelse, che peraltro non erano in programma.
Gli amanti del genere gradiranno.
Voto: 6.5
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta