Regia di AA.VV vedi scheda film
Il rumore del traffico e il rumore del mare. Napoli è una veduta e una Visione aerea nel primo dei 24 frammenti che compongono il film, realizzato da 26 registi - tra cui Pietro Marcello e Guido Lombardi, Mariano Lamberti e Paolo Sorrentino - e costato tre anni di gestazione. Restituire in 3 minuti il moto perpetuo di una città consunta dal repertorio, parlata come un luogo comune, fruita in cartoline dall’esterno. L’interno è una caverna che accoglie punti di vista proteiformi su questioni vecchie come la munnezza e antiche come i santi. Abbraccia storie di ieri (il compleanno di un centenario) e di domani (i provini della adolescenti aspiranti Barbara d’Urso), un occhio sulla strada e l’altro alla finestra, sapientemente montati con la supervisione di Giorgio Franchini. L’impressione è mutevole, complessa come la sostanza, impreziosita da segmenti che si staccano dal suolo: navigando a pelo d’acqua in un’Odissea onirica narrata fuori campo (Naufragio di Bruno Olivieri), sfiorando amori immaginati su un mezzo pubblico (Él di Lorenzo Cioffi), sospendendo quadri a mezz’aria di fronte alla finestra del Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina Napoli (My Madre di Nicolangelo Gelormini). Entrando nelle stanze. Dalla storica trattoria Nennella alla casa della Principessa di Napoli con cui Sorrentino (soc)chiude il film: ancora una Visione dall’alto a comprendere un panorama indignato o fiducioso, chiassoso o solitario. Reale, necessario.
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