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Homme au bain

Regia di Christophe Honoré vedi scheda film

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La recensione su Homme au bain

di alan smithee
6 stelle

Nel film molto volutamente "sperimetale" di Christophe Honoré si torna a parlare - ed e' questa la vera novità di film che non fa nulla per non trascinarsi dietro un certo alone scandalistico o maledetto "che magari non guasta" per lasciarsi vedere - di "incomunicabilità". Tema caro e tanto dibattuto negli anni '70 e '80, che ha fatto la fortuna di autori eccelsi come Antonioni, e sembrava sopito e messo in soffitta dagli anni '90 in avanti con l'avvento della multimedialita', di internet, dell'"essere comunque sempre connessi" a qualcosa o a qualcuno. Il titolo si ispira ad un noto dipinto di fine '800 che esalta l'armonia del corpo maschile, epicentro indiscutibile e frutto di passioni e piaceri magari repentini ma certamente intensi lungo tutto il film. La storia, appena abbozzata proprio per dare un taglio quasi documentaristico (o pornografico, e dunque reale) alla vicenda, e' quella di un addio che si consuma nel silenzio di parole che non escono, nella rabbia di un ultimo rapporto sessuale che e' quasi una violenza sessuale e che serve a sancire in chi parte che ormai e' tutto finito e che chi resta deve trovarsi un'altra sistemazione; mentre per chi resta serve a chiarire che con quel suo corpo da "homme au bain" non sara' impossibile trovare una soluzione a questo abbandono. Chi parte e' Omar, un uomo di cinema, impegnato in varie attivita' a New York.

François Sagat

L.A. Zombie (2010): François Sagat

Chi resta, in una banlieue parigina grigia ed impersonale, e' Emmanuel, un bel ragazzo che usa il corpo come arma di seduzione, non potendo evidentemente solo contare sulle sue non trascurabili doti di pittore di strada e murales. E mentre il regista vaga assieme ad una amica attrice per le strade affollate della metropoli americana, senza tralasciare appena possibile qualche avventura passeggera stimolante, per Emmanuel si presenta un periodo di promiscuita' in cui avra' modo di farsi apprezzare (piu' che altro fisicamente) da molti di coloro che incroceranno la sua strada. E siccome tra i due ex-amanti non c'e' piu' una parola che valga la pena di poter essere spesa, neanche per un addio concordato vicendevolmente, sara' un disegno abbozzato sul muro, un ritratto dell'(ex) amato Omar a sigillare una storia giunta al capolinea. Honoré mostra piuttosto che raccontare, con le consuete inquadrature imprecise, qui peraltro giustificate dal taglio documentaristico da "cinepresa amatoriale" che il regista intende attribuire al prodotto. Honoré non rinuncia neanche stavolta alla sua musa Chiara Mastroianni, qui in effetti sprecata e introdotta all'interno di una storia in cui davvero non c'entra nulla.

Emmanuel come (forse) tutti sanno e' l'attore porno Francois Sagat, che cerca di elevarsi ad altro cinema e ad altri autori, ma rischia. come è gia' successo a Rocco Siffredi, di riciclarsi in ruoli che comunque non vanno molto al di la' di una certa predisposizione inevitabile a fare del proprio corpo il centro pulsante di un'attenzione che non puo' concentrarsi altrove. Tutto ciò inevitabilmente e non senza una certa superficialita' unita ad un pizzico di crudeltà che spesso non ti consente di uscire da strade già percorse per intraprenderne altre piu' impervie e che richiedono coraggio e determinazione per nulla scontati.

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