Regia di Ed Gass-Donnelly vedi scheda film
Una desolazione popolata di poveri diavoli: un’atmosfera che qualcuno ha giustamente accostato al cinema dei fratelli Coen. Un universo umano dimenticato dal tempo ed emarginato dalla storia, in cui ogni evento fuori dall’ordinario, per quanto negativo, possiede una sorta di potere messianico, perché è in grado di mettere in moto i pensieri e risvegliare le coscienze dal sonno della noia. In una piccola comunità mennonita della provincia canadese, il ritrovamento del cadavere di una sconosciuta può essere il mistero che prepara il terreno ad una rivelazione divina: il giallo diventa un invito a confrontarsi con i limiti della propria condizione, del proprio sapere, del proprio territorio nel mondo, al di fuori dei quali si estende l’inspiegabilità del male. Un’anziana del luogo ricorda che, molti anni addietro, la ricerca di una ragazza scomparsa si era trasformata in una sorta di rito liturgico collettivo: tutti dovevano mettersi in riga e camminare insieme, con le braccia tese, formando un lungo rastrello umano. E anche ora, l’indagine della polizia assume la cadenza, sobria ma celebrativa, di una pratica religiosa, svolta con mezzi semplici ma con scrupolosa dedizione, in cui si è chiamati a scavare con le mani nell’asprezza della realtà per arrivare alla verità. Il lavoro sporco diventa un lavoro umile e santo, che non conosce l’imbarazzo della paura e dello scandalo, come la carità che non recede di fronte alla morte e al dolore, e non si fa contaminare dal peccato. Il dovere si fa piccolo e diventa una missione; in particolare, per Walter, il poliziotto dal passato burrascoso e violento, quel compito diviene un’occasione per mettere alla prova la propria capacità di autodisciplina. Walter deve porre in secondo piano le proprie questioni personali, deve astenersi da giudizi ed essere imparziale; intanto gli tocca raccogliere confidenze e confessioni, assistere le persone nel bisogno, dispensare consigli e, se occorre, ammonizioni, e viene punito per ogni errore che commette: tutto ciò fa parte della sua funzione pastorale, di guardiano del diritto, di colui che è chiamato a rendere giustizia a chi ha subito un torto, e nell’attesa, a portargli il necessario conforto spirituale. Professa la tua fede, Vivi nel mondo, Porgi l’altra guancia, Dio è ovunque sono i principi che scandiscono il suo operato, ed, in ogni momento, c’è una parte di sé a cui è obbligato a rinunciare, qualcosa che cova dentro di lui, ma che non gli è concesso di convertire in azioni: il desiderio di distogliere lo sguardo, la voglia di dire ciò che pensa, l’amore per una donna, il rancore verso un uomo. La sua battaglia si svolge nei fatti, ma è accompagnata da una battaglia dell’anima, che urla in maniera inudibile, e a cui, nel film, danno voce i canti gospel che riempiono i tempi morti, quelli dedicati in segreto alla riflessione, alla meditazione di Walter su ciò che accade e che non è in suo potere impedire. Small Town Murder Song racchiude, dentro una veste formale dimessa, una grande energia interiore, che, con profonda intensità, elabora in silenzio la drammatica, inesauribile esperienza della debolezza umana.
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