Regia di Sophie Deraspe vedi scheda film
VOTO : 6,5.
Un film molto particolare per lo spicchio di mondo che racconta, sia per la sua protagonista sia per l’ambiente all’interno del quale avvengono la maggior parte delle dinamiche della storia.
Simòne (Marie-Helen Bellavance) è una giovane ragazza senza arti inferiori che in seguito alla morte della nonna lascia l’università e dedica tutto il suo tempo all’assistenza dei malati terminali che si trovano all’interno della struttura dove alloggiava la defunta.
Questa “missione” la impegna profondamente e mette al contempo in crisi il rapporto affettivo, piuttosto labile, con il fidanzato Boris (Francis Ducharme).
Artisticamente parlando non un grande film in senso stretto, probabilmente manca qualcosa alla storia per trovare una sua completa via di espressione ed esteticamente vi è poco da segnalare in maniera particolare, ma dal punto di vista umano offre spunti davvero notevoli.
Innanzitutto mostrare quello che è il limbo della vita prima della morte senza sconti, riprendendo corpi prossimi alla fine scendendo anche nei dettagli più angoscianti, e poi collegarlo ad una giovane donna che ha già sofferto troppo nella vita, privata degli arti fin da giovanissima (niente effetti speciali, l’attrice è davvero senza arti inferiori).
Ed anche qui la telecamera affonda nell’universo personale di Simòne, ma senza spettacolarizzazioni di sorta, con più riprese dedicate ai momenti d’intimità, quando, rientrata in casa, o alla prese con il suo ragazzo, si leva gli arti artificiali e si mostra schiettamente e senza remore.
Elementi che colpiscono proprio per l’umanità con la quale vengono esposti, così come non mancano domande spontanee sul significato della vita e della morte, sul dolore che finisce spesso per portare lontani dalla vita reale.
In questo senso si può leggere il rapporto difficoltoso col fidanzato Boris che dinnanzi alla visione della morte da vicino, passa in secondo piano (ma uno spiraglio sul finale viene lasciato aperto, con una risata complice tanto naturale quanto speranzosa).
Insomma la proposta del film in questione è davvero ostica, personalmente lo ritengo molto coraggioso ed integro, ma anche non del tutto abile a far uscire con prepotenza le emozioni che comunque si respirano tra le righe.
Soddisfacente ne complesso, ma raro per il suo spirito, perciò una visione è consigliata a prescindere dal gradimento di chi scrive.
VOTO : 6,5.
Mette in scena situazioni davvero ostiche ed in alcuni casi effettua scelte tanto significative quanto apprezzibili, ma poteva essere più concreta.
VOTO : 7.
Toccante in tutto e per tutto, sia quando si lascia riprendere nell'intimità sia quando è completamente assorbita dai "suoi" malati terminali.
VOTO : 6+.
Interpretazione di tutto rispetto, risulta molto naturale e "normale".
Più che sufficiente.
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