La recensione su Henry

storie di vita e di malavita nella capitale, in cui un gruppo di africani cercano di sbaragliare i fratelli de vito consolidati nel traffico della droga. cercano di immettere della cocaina bianchissima(chiamata per l'appunto henry)in un giro in cui a farla da padrona è la brown dei fratelli napoletani. solo che qualcosa gira storto. gianni e rocco vanno da spillo, il pusher dei fratelli de vito per comprare. ma qui gianni trova gli africani e viene cacciato. gianni se ne va per raggiungere la fidanzata nina e rocco, vecchio hippy che non ha nulla da fare, resta nei paraggi per vedere cosa succede. è un noir che ben si adatta alla capitale ripresa di notte, dove tutto ciò che potrebbe succedere di notte, si pensa che debba succedere lì perchè è così e ben si presta. i personaggi parlano alla cinepresa in una sorta di confessione da reality(anche post-mortem)con uno sfondo che fa tanto fotografo per le foto della carta d'identità. sembra una guerra tra cazzari più che una tentata infiltrazione di spacciatori, gli uni nel territorio degli altri. rocco è anche confidente dei de vito, sempre in attesa di qualcosa con cui farsi, l'importante è che non sia droga leggera(è contro), in perenne fase calante da quando in gioventù andò in india. i fratelli de vito, franco(alfonso santagata) e salvatore(vito facciolla), sembrano gianni e pinotto perennemente in stato di discussione. il noir si alleggerisce nella commedia di questi due fratelli che sembrano più due macellai che litigano in bottega. la dose si rincara con le figure dei due sicari ciccio(david coco, attore che mi piace e uomo di indubbio fascino e bellezza), ma soprattutto martino(dino abbrescia)che si esprime in un napoletano strettissimo e biascicato se non sussurrato con una parrucca tanto brutta quanto comica, che ammanta la figura di questo ammazzapersone di un alone alquanto inquietante. ad indagare sono chiamati il comandante silvestri(claudio gioè) e l'aiutante bellucci(paolo sassanelli), un poliziotto alquanto viscido, ambiguo a prima vista, ma anche legato da sincero affetto al proprio superiore nonostante si sia fatto infinocchiare dalle idee di sinistra della moglie artistoide e macrobiotica. piva ci mette dentro di tutto e sembra troppo raccontato, ma alla fine ne esce un esperimento riuscito, che deflagra in un finale che non ci si aspetta per crudezza e spietatezza a ricordarci che la malavita non è la vita di tutti i giorni. o almeno lo è per chi quella vita non la vive e non la sente se non per sentito dire o visto ai telegiornali. per rocco è ormai la vera vita. altro personaggio splendido, un rottame che non ha altro carburante se non la polverina bianca o qualsiasi altra droga pesante. anche questo, un carattere perennemente in bilico sul genere della farsa se non fosse per quello sguardo tra il rassegnato e l'incazzato che ha bisogno di roba per riuscire ad incazzarsi(vedere per credere la scena mentre piscia sul ponte in pieno giorno e un tizio gli si avvicina per vendergli dei calzini). ne uscirà un bloodbath che di tarantinato ha solamente il ricordo del pistola contro pistola, che sembra però una scenetta triste di una recita da oratorio. la conta dei morti coinvolgerà un carabiniere giovane e impreparato. nella resa dei conti finale, i fratelli de vito si riprenderanno pure la macchina sequestrata in un rastrellamento precedente e che il povero bellucci voleva far sua. a me è piaciuto. le situazioni sono abbastanza lasciate un pò correre, tanto per poter dire "siamo in italia", con un commissario che ce n'ha di tutto tranne che del super eroe, nemmeno abbruttito dalla vita. i visi sono quelli giusti e gli attori pure, a partire da paolo sassanelli, dino abbrescia e pietro de silva. consigliato.