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Pirati dei Caraibi 4. Oltre i confini del mare

Regia di Rob Marshall vedi scheda film

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La recensione su Pirati dei Caraibi 4. Oltre i confini del mare

di scandoniano
8 stelle

“Jack Sparrow è a Londra e sta arruolando una ciurma”. Strano che una voce del genere arrivi alle orecchie dello stesso Jack Sparrow, che non ha nessuna intenzione di salpare, almeno per il momento; è chiaro che in città si aggira un millantatore, che si spaccia per il capitano della Perla Nera. Ma chi è? E perché lo fa?

Da questo assunto parte il quarto capitolo della saga de “I pirati dei Caraibi”, il primo step di una seconda trilogia con qualche cambiamento nel cast, ma pochi nella sostanza del franchise che ha rivalutato l’attrazione omonima di Disneyland Paris. Via Knightely e Bloom, dentro Penelope Cruz e Ian McShane. Proprio il personaggio di Angelica (interpretato dall’attrice ispanica) è l’ago della bilancia di una vicenda avvincente e ricca di adrenalina: il pirata Ponce de Leon, morto2 secoli prima, possedeva 2 calici d’argento che sono necessari per bere alla fonte dell’eterna giovinezza. Barbossa è diventato corsaro, protetto dalla corona britannica, e prova a raggiungere la fonte per conto del re Giorgio; la stessa Angelica, figlia del pirata Barbanera, è il primo ufficiale della Queen’s Ann Revenge ed insieme al temibile padre è diretta anch’essa verso la fonte; e lo stesso fanno gli spagnoli, che hanno ritrovato un importante relitto in mare capace di condurli alla stessa meta.

La regia di Rob Marshall è ariosa ed armonica. Il film è un musical senza balletti tanto è preponderante la musica (al solito, di Hans Zimmer) e tanto sono coreografate molte scene (come il duello iniziale tra i due protagonisti o la tenzone sul filo dell’equilibrio sulla nave di Ponce de Leon, o ancora le coreografie da nuoto sincronizzato delle sirene).

Il confronto tra la Knightely e la Cruz è doveroso. Rispetto alla bellezza eterea dell’attrice protagonista dei primi tre film, qui i truccatori, pur non abbruttendo la Cruz, almeno hanno il buon senso di appiccicarle una finta cicatrice su una guancia per farla risultare più credibile. Per il resto la lotta è impari, a favore dell’attrice di “Volver” che ha le movenze e le espressioni da Bar dei bassifondi, piuttosto che da Golf Club.

Un passo in avanti dopo il terzo, brutto, capitolo.

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