Regia di Rob Marshall vedi scheda film
Se il film d’esordio aveva convinto critica e pubblico per la riuscita mistione di avventura, azione, fantasy, humor e commedia, il secondo aveva accentuato l’aspetto fantastico e spettacolare, e il terzo i toni macabri ed epici, con questo quarto capitolo la saga live action più famosa e redditizia di casa Disney sembra fare un passo indietro.
La sensazione di uno spin off realizzato con poco budget si fa continuamente sentire nella mancanza di grandi scene di battaglia o di esplosivi effetti speciali, eppure non si tratta di un fallimento totale, come lo ha giudicato gran parte della critica nostrana e non.
Il cambio di regia e la scelta di semplificare la trama e i rapporti tra i personaggi, dovuta alle critiche subite dall’ultimo film, secondo molti prolisso e troppo ricco di intrecci, da qui come risultato una pellicola che richiama più i vecchi film in costume della Hollywood anni’50 e ’60 piuttosto che la trilogia precedente.
Innanzitutto il fantastico vero e proprio è relegato ad un paio di scene: la comparsa di Barbanera con l’esibizione dei suoi poteri, e l’incontro e la caccia alle sirene (suggestiva).
Si ampliano, di contro, i momenti da commedia nei siparietti pepati tra Jack e l’ex fiamma Angelica, e nei duelli verbali tra Jack e Barbossa, divertenti e non scontati.
È la trama a pagare lo scotto maggiore essendo non particolarmente originale nella sua tematica principale, ovvero la ricerca di una fonte in grado di guarire e prolungare la vita, vista in Indiana Jones e l’ultima crociata e più recentemente ne La mummia – La tomba dell’imperatore dragone. Nonostante ciò la narrazione scorre spedita e non subisce particolari cali di ritmo grazie ai continui cambiamenti di ambientazione e ai buoni dialoghi che non raggiungono però il livello de “La maledizione della prima luna”.
I personaggi superstiti dei primi tre film reggono ancora bene (su tutti il sorprendente Capitan Barbossa di Rush), quelli nuovi si integrano piuttosto bene alle vicende e al clima piratesco, mentre la storia d’amore tra il prete e la sirenetta (che forse avrebbe dovuto rimpiazzare la vecchia coppia Will ed Elizabeth), è trattata in maniera marginale, ed è molto delicata pur avendo un risvolto finale inaspettato che lascia un senso di mistero.
Scenografie, trucco e costumi restano l’aspetto più felice e di maggiore impatto sullo spettatore dato che gli effetti speciali sono notevolmente ridotti rispetto soprattutto alle ultime due pellicole, e svolgono il loro compito senza speciali guizzi.
Nel complesso questo Pirati 4 è un godibile film d’avventura vecchio stile che piacerà maggiormente a chi è rimasto deluso dai precedenti sequel mentre risulterà sottotono per chi (come la sottoscritta) è rimasto affascinato dall’intreccio di leggende e personaggi che hanno animato proprio il secondo e terzo film. Infine, anche se ha una sua conclusione, la storia non è del tutto a sé stante: è quasi scontato tenere presente che chi ha visto i precedenti film si divertirà di più nel ritrovare battute, personaggi e oggetti che sono stati al centro delle vicende passate.
Rob Marshall
Si nota come abbia poca dimestichezza con gli effetti digitali e le possibilità da essi offerte per arricchire la visionarietà di un film del genere; in compenso gestisce bene le sequenze d’azione rendendole comprensibili e molto coreografiche. Intelligente la mancanza di battaglie navali: con il terzo film secondo me si era già raggiunto l’apice.
Johnny Depp
Il suo Jack Sparrow, opportunista, ambiguo, svampito e in fondo dal cuore buono, riesce ancora ad imporsi per il suo carisma, la sua lucida follia, le sue contraddizioni e le sue acrobatiche fughe. Ho trovato interessante la tematica della sua costante ricerca di un’identità che gli altri tentano di sottrargli in diversi modi: assoldandolo come corsaro, travestendosi da lui ed usando il suo nome, declassandolo a mozzo, facendone una bambola voodoo.
Penelope Cruz
Si rivela una buona controparte femminile per Sparrow/Depp ed entra bene in sintonia con il suo personaggio dal doppio volto che meriterebbe (e forse avrà) un’ulteriore approfondimento.
Ian McShane
È un Barbanera misterioso, subdolo e flemmatico che ha alcuni momenti incendiari ma che non raggiunge lo charme di Davy Jones; forse è un bene perché sarebbe risultato troppo simile e quindi noioso, tuttavia non mi ha entusiasmata.
Geoffrey Rush
Il suo Barbossa subisce un’ulteriore evoluzione, diventando un apparentemente fedele corsaro della corona britannica, perdendo una gamba e guadagnando nuova forza, sagacia e indole piratesca. Lui si diverte un mondo ad interpretare questo personaggio e si vede.
Stephen Graham
Interpreta Scrum, il pirata buffo che ci vuole in un film del genere.
Astrid Berges-Frisbey
La dolce e graziosa sirenetta; convincente.
Sam Claflin
Il combattuto missionario. Bravo.
Kevin McNally
Il fraterno e fedele mastro Gibbs è sempre una presenza gradevole.
Gemma Ward
Buca lo schermo con la sua bellezza.
Judi Dench
Cameo divertente.
Keith Richards
Ombroso e autoironico.
Richard Griffiths
Un caricaturale e spassoso Giorgio II.
La colonna sonora
Hans Zimmer stavolta campa di rendita e riarrangia con poche variazioni i temi del primo e terzo film aiutato dalle chitarre spagnole di Rodrigo e Gabriela. Carina la canzone delle sirene.
Cosa cambierei
Se ci saranno altri film sarà meglio cercare delle trame più originali ed accrescere l’introspezione sui personaggi.
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