Regia di Eran Riklis vedi scheda film
Il film inizia in maniera piuttosto incerta: non si capisce bene infatti da che parte vogliano portare le fasi che introducono alla vicenda, soprattutto non si comprende bene quale sia la piega che il film vuole prendere. Si resta quindi vagamente sospesi intanto che va delineandosi la figura del protagonista (il bravo Mark Ivanir), e intanto che la storia introduce e presto scarta alcuni protagonisti minori (la titolare dell’azienda, il capo del turno di notte, segretamente innamorato della defunta) e inizia a costruirsi quella sceneggiatura che trova finalmente senso e compimento dall’inizio della trasferta in territorio rumeno in poi.
Per certi versi il film è ben riuscito, certamente uno dei soggetti cinematografici (se pur tratto da un’opera letteraria) più originali di questi ultimi tempi così piatti in termini di fantasia. Ha però alcune pecche piuttosto grossolane, come la (relativa) superficialità con cui tratteggia i rapporti tra i personaggi e le loro dinamiche (forse cannibalizzati dalla figura di Ivanir alla quale Riklis da’ estremo risalto, sforzandosi – e con successo – di tratteggiarlo come un uomo estremamente solo – emblematica la scena sul pulmino in cui parla finalmente a cuore aperto di sé mentre nessuno lo ascolta), e soprattutto nella figura del famelico giornalista, appiccicata alla storia in un modo del tutto stonato, seppure contribuisca a dare quel tono di leggerezza essenziale al film, ma che pure lo annacqua di toni macchiettistici non troppo consoni al clima generale. Altre trovate, come quella del blindato che trasporta il feretro, e in generale tutta la parte “road-movie” del film, si fanno comunque ben apprezzare.
Un buon film.
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