Regia di Paolo Costella vedi scheda film
Che Massimo Boldi abbia fatto un pessimo affare lasciando il compagno di tanti cinepanettoni è sotto gli occhi di tutti: sia produttivamente, con una confezione da terzo mondo, sciattissima, che non lascia scampo, sia dal punto di vista del risultato finale – poche risate, sempre più volgarità, i vari Olé, Matrimonio alle Bahamas e La fidanzata di papà facevano piangere e rimpiangere i cinepanettoni “ufficiali”, decisamente più “film” e più curati anche solo nel comparto tecnico. Cavallo di razza, un'esperienza di cabaret, televisione e cinema impareggiabile, Boldi è uno dei pochi comici a non aver sofferto il passaggio sul grande schermo a cui spesso ha regalato grandi prove. Oggi, nel panorama desolante di una comicità usa e getta che non riesce quasi mai a bucare lo schermo, eccezion fatta per Checco Zalone e pochi altri, Boldi rappresenta quella maschera comica che non c'è più, tutta mestiere, gavetta ed esperienza. Insieme ai vari Villaggio, Montesano, lo stesso De Sica con il quale ha trovato negli anni un'intesa notevole, e Pozzetto, Massimo Boldi nel bene e nel male ha segnato l'immaginario del cinema comico italiano degli ultimi trent'anni. E mette quindi ancora più tristezza vederlo invecchiare male alle prese con film senza capo né coda. A Natale mi sposo, non è forse il peggiore del tardo Boldi, ma si avvicina e di molto anche al terribile Olé, il film che vantava nel cast, tra gli altri, Daryl Hannah e Natalia Estrada. Stesse gag trite e ritrite, alcune addirittura riprese pari pari da Natale a Rio, come quelle, ripetute fino allo sfinimento, con protagonista un criceto che farà una scontata, bruttissima fine. Il cast, come da tradizione, è variegato e dialettale per intercettare il pubblico di tutte le latitudini. E così ritroviamo Enzo Salvi impersonare la solita, facile macchietta da burino tutto peti e volgarità; Vincenzo Salemme, altrove solido attore, qui impegnato a far rivivere tristemente il fantasma di Eduardo; Massimo Ceccherini, l'unico davvero a far sorridere per la sua comicità folle e surreale. Male anche il cast femminile: Nancy Brilli cerca di fare il verso alla Ferilli, suscitando però solo imbarazzo e la coppia Teresa Mannino-Elisabetta Canalis appare male assortita. Piccola apparizione per Riccardo Miniggio in arte Ric nei panni del padre lussurioso e cafone dello sposo. Manca una regia esperta: Costella, all'attivo il pessimo Tutti gli uomini del deficiente con la Gialappa's e aiuto regista per vari film di Oldoini non ha la mano di un Neri Parenti e neanche di un Vanzina. E la sceneggiatura, se di sceneggiatura si può parlare, sembra il copione delle serate peggiori del Bagaglino. Il film ne risente eccome: slabbrato da un punto di vista narrativo, ha poco ritmo e manca di quel feeling tra gli attori che è stato il punto di forza anche dei peggiori cinepanettoni targati De Sica-Boldi. Come dire: ci vorrà poco, ma Natale in Sudafrica sarà certamente meglio.
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