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Fire of Conscience

Regia di Dante Lam vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Fire of Conscience

di alan smithee
7 stelle

Un matrimonio finito tragicamente a seguito della scomparsa della consorte, l’inclinazione all’alcolismo, ed ecco che per il rude poliziotto Manfred la strada verso il baratro a spirale si rivela già ampiamente intrapresa.

Durante le fasi preliminari che si instaurano sulla scena del crimine che fa seguito al ritrovamento del cadavere sgozzato di una prostituta, l’uomo ha modo di imbattersi nel collega ispettore Kee, che all’apparenza mostra in ogni dettaglio un’antitesi col nostro uomo: tanto è greve e scombinato il primo, quanto appare meticoloso, perfezionista, organizzato e preciso l’altro, molto elegante e attento alla forma, oltre che al risultato.

Di fatto i due vengono accostati nella ricerca dell’assassino, che li conduce, per strade parallele, ad opporsi ad una lotta tra bande rivali che si fronteggiano nello smercio di stupefacenti, e mentre la ricerca di un cellulare scomparso mobilita entrambi gli uomini di legge, uno per scoprire la verità, l’altro per nascondere un suo lato oscuro che lo vede implicato con una banda di strozzini che lo finanziarono poco tempo prima per permettergli di mantenere uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilità.

Un thriller non proprio originale ma piuttosto sfaccettato che, come è consuetudine con Dante Lam, il regista sviscera poco per volta, centellinando i dettagli e facendoli riemergere dal passato grazie a ben congeniati flash-back rivelatori dai caratteri altamente esplicativi.

Una regia dinamica ed accurata riesce ancora una volta a scongiurare ogni eventualità di tedio o dejà-vu, mentre una serie di ammirevoli coreografie inerenti sparatorie acrobatiche, lotte concitate e talvolta inverosimili, ma dall’intenso effetto realistico, riescono a scuotere lo spettatore garantendo il giusto grado di tensione e partecipazione emotiva.

Volti che riescono ad emanare l'espressione più realistica e crudele della materializzazione della paura, del panico - è anche questo segno indiscutibile di grandezza di direzione e coordinazione da parte dell'eccelso cinesta - come nella scena forte e terribile dell'esplosione della bomba umana, ai danni di un ostaggio ricattato e costretto ad agire per la salvaguardia dell'incolumità della propria consorte.

Forte di storie un po’ più originali, lineari, meno umorali o tendenti al facile melodramma, dunque più coordinate nella struttura, spesso eccessivamente famelica di raccontare per capitoli concatenati, lo stile e la tecnica eccelse che scorrono in abbondanza nelle vene di Dante Lam, potrebbe rendere il cineasta coreano un autore di primissima grandezza che non sarebbe uno sproposito paragonale al gigante americano Michael Mann.

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