Regia di Yann Gozlan vedi scheda film
Raggelante thriller che poggia su un contesto purtroppo realistico e verosimile. Ottimo il cast, per un survival movie che merita di essere visto assieme a The maus data l'affinità d'ambientazione (Kosovo).
Carole (Zoé Félix), Mathias (Eric Savin) e Samir (Arié Elmaleh) sono tre medici francesi volontari in missione umanitaria nel Kosovo. Di rientro in patria, sono obbligati a percorrere una strada alternativa perdendo la nozione del luogo. Mentre si muovono in un sentiero secondario, subiscono l'aggressione di alcuni serbi. Rinchiusi in uno squallido capannone, lentamente apprendono - con orrore - di essere finiti vittime di una famiglia contadina, che traffica organi umani.
Yann Gozlan debutta con un thriller di sicuro effetto, in parte inserito in coda al terribile conflitto che solo vent'anni prima ha devastato la Jugoslavia. Sullo spunto di un contesto realistico - che in buona parte riprende il tema di Turistas (John Stockwell, 2006) - Captifs procede lentamente nel primo tempo, offrendo i tre protagonisti costretti in una angosciante prigionia. Gozlan non approfondisce la psicologia dei personaggi, fatta eccezione per un forzato incipit che mostra un evento traumatico vissuto da Carole nell'infanzia. Il thriller amplifica gradualmente, per il semplice fatto che i tre protagonisti non riescono a capire cosa stia accadendo, limitati in questo dalla parlata serba dei sequestratori. La mezz'ora conclusiva riserva però una bella sorpresa: il ritmo impenna e la reazione dei prigionieri, ovviamente dettata dall'istinto di sopravvivenza, non si fa attendere.
Captifs si pone, con necessaria cattiveria, nel filone dei survival movie con una marcia in più. La famiglia di contadini vive la quotidianità nel più "normale" ambiente rurale. Un nucleo caratterizzato da legami di sangue, profondamente religioso (altro colpo basso assestato allo stomaco dello spettatore), saldamente unito da rapporti familiari e dedito alla caccia. C'è una scena, agghiacciante, che rende l'idea del sottile confine che sta a delimitare il significato del termine "normale": una donna, in cucina, sta scuoiando un cinghiale. Un'altra attività necessaria al sostentamento, che fa il paio con il traffico di organi. In un mondo sconvolto dalla guerra, i cui effetti si protraggono nel tempo, l'essere umano non si distingue più dagli animali. In quest'allucinante ma verosimile ottica, un cinghiale vale più o meno quanto un essere umano, i cui organi diventano motivo di mercificazione. Captifs in buona parte fa il paio con The maus (Yayo Herrero, 2017), vista la base che sta alle fondamenta dell'intera sceneggiatura, che poggia solidamente sugli effetti del conflitto Bosnia Erzegovina (1992-1995).
"Ovo je zemlja snova.
Nocne more postale su stvarnost.
Questa è la terra dei sogni.
Gli incubi diventano realtà."
(Borislav Mitrovic)
Trailer
F.P. 18/04/2020 - Versione visionata in lingua tedesca (durata: 83'30")
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