Regia di Stanley Donen vedi scheda film
Un uomo, solitario e con un lavoro che detesta, viene snobbato dalla donna che ama. Sta per suicidarsi, quando il diavolo in carne e ossa gli si presenta per offrirgli sette desideri in cambio della sua anima.
La trovata divertente di questo film è in realtà sottotraccia, racchiusa tutta nel comportamento dispettoso del diavolo, costantemente intento in scherzi, danneggiamenti e sabotaggi di ogni tipo nei confronti dei malcapitati di turno; per il resto Il mio amico il diavolo è in superficie una storiella abbastanza prevedibile incentrata sull’idea di partenza del Faust goethiano, con una strepitosa coppia di protagonisti e poco altro da offrire. Per quanto Eleanor Bron non sfiguri nella parte dell’amata e odiosa Margaret, e nonostante anche le presenze di Raquel Welch e Robert Russell in ruoli marginali, le parti dei leoni spettano naturalmente all’affiatata coppia composta da Dudley Moore e Peter Cook, anche autori del soggetto da cui il solo Cook è partito per sviluppare la sceneggiatura. Intendiamoci: il film in sé è assolutamente gradevole e le risate – leggere, ma mai sforzate – non mancano, e per Stanley Donen – quello di Cantando sotto la pioggia (1952) e 7 spose per 7 fratelli (1954), per intenderci – è un altro titolo degno di nota di una grandiosa carriera registica, ma ne Il mio amico il diavolo sembra sempre mancare quel qualcosa di originale, di memorabile che riesca a convincere pienamente lo spettatore. 5,5/10.
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