Regia di Christopher Smith vedi scheda film
Peste nera, flagelli e paure dell'Alto Medioevo. Paure che nel film appaiono inizialmente come meri timori divini, ma che poi, col dipanarsi della storia, mostrano il loro vero volto. La necessità umana, probabilmente fuori da ogni epoca e contesto, di ricercare cause e spiegazioni per fenomeni che inevitabilmente ci piegano. Nel film la paura è contestualizzata con lo scenario medievale della peste bubbonica e del timor di Dio. Osmund, giovane novizio, compirà un viaggio personale finendo per cadere vittima dello stesso pregiudizio che combatteva. Molto carismatica la figura di Ulric, messo del vescovo e uomo senza paura, uomo che, nonostante il percorso della sua esistenza sia travagliato, non tradisce mai i propri ideali, riuscendo però a non dare idea di staticità. Osmund e Ulric sono quasi contrapposti al fine di mostrare due strutture umane in conflitto con loro stesse e il diverso esito della loro personale prova con il dolore (inteso in senso di perdita di persone amate).
Mi aspettavo un film molto più superficiale, violento, fantasy o rasente horror, invece, sono rimasta colpita da come si è voluto lasciare (volutamente) il flagello e la cruda violenza in secondo piano rispetto all'analisi della massa e del singolo. Molto d'effetto le parole di Langiva circa l'idolatria e il monologo finale del soldato che chiude il film con una nota di amarezza.
Su Christopher Smith
Mi ha piacevolmente sorpresa il taglio del film.
Su Sean Bean
Bravo.
Su Carice van Houten
Mi è piaciuta molto e personalmente l'ho trovata molto interessante.
Su Eddie Redmayne
Convincente.
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