Regia di Christopher Smith vedi scheda film
Un film davvero strano. Girato con pochi mezzi e attori non di primo piano, manca quasi a ogni passo l’occasione per decollare verso qualcosa. Il che significa che sceneggiatura e regia lo portano più volte in pista di rullaggio - e questa già di per sé è impresa non da poco, nelle periferie dell’Impero di celluloide – salvo poi lasciar perdere: non sono riusciti a crederci nemmeno loro. Personalmente Sean Bean mi piace molto, con la sua faccia da pescatore dei mari del nord: purtroppo è il primo a non trovare senso compiuto nel proprio personaggio (tale Ulrik). Ecco, mi è venuta l’espressione adatta tanto alla pellicola che agli attori: una cosa girata col freno a mano costantemente tirato.
Dicevo che le occasioni c’erano: il villaggio sul lago è “malato” (lo si vede a 20 miglia di distanza, senza binocolo), ma forse hanno letto troppo Hannah Arendt, per cui il Male che vi si nasconde è banale. La storia delle streghe promette suspense, ma poi queste si rivelano delle semplici invasate, prive dei necessari e mediaticamente spendibili superpoteri. Il novizio imbranatello trova uno sbocco esistenziale nel durissimo finale: bello spunto di improvvisa e inattesa crudezza, ma proposto a passo di corsa appena prima dei titoli di coda.
Si sarebbe potuto sviluppare uno qualsiasi dei temi accennati, trasformando un normale film medievale in qualcosa di insolito, curioso, ricordabile. Ma non hanno osato, e ne è venuto fuori un film stanco. Non horror, non quest, non epico.
Sia sepolto in terra sconsacrata, ma non troppo lontano dalla staccionata salvifica del cimitero.
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