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Harry Potter e i doni della morte. Parte II

Regia di David Yates vedi scheda film

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La recensione su Harry Potter e i doni della morte. Parte II

di Immorale
4 stelle

La lotta per la sopravvivenza di Harry Potter e dei suoi amici, in un mondo della magia ormai dominato dal “lato oscuro”, si fa sempre più dura: si avvicina l’inevitabile scontro frontale con lord Voldemort e le sue orde.

La (lunga) storia del maghetto (nonostante la crescita anagrafica), giunge finalmente a conclusione, è tempo di tirare le somme. Il suo influsso nell’immaginario collettivo è stato relativamente marginale, nonostante gli incassi faraonici, notabile esclusivamente in concomitanza con l’uscita di un ulteriore capitolo della serie. La saga cinematografica (non ho letto i relativi libri) paga, a mio avviso, una certa ripetitività di fondo (tranne che nella prima parte di questo film uscita nel 2010 e nel precedente “Principe Mezzosangue”), che non avvince completamente lo spettatore adulto e si fa presto dimenticare. Questo capitolo finale, in particolare, annulla le buone trovate dei due film già citati, ritornando nella rassicurante circolarità della trama, con in più un balzo temporale (o generazionale) finale che annulla una parte che, se adeguatamente sviluppata, poteva dare una svolta alla trama: mostrare la vita adulta dei nostri eroi fuori da Hogwarts, alle prese con la vita di tutti i giorni (con l’inevitabile caducità della stessa) e con le gioie/dolori della normalità;  sarebbe stata una bella trovata, invece di bypassare il tutto con la scritta “19 years later”. Un’occasione sprecata, a mio avviso, di far crescere un plot narrativo che torna invece, a volte stancamente, su binari noti. Lo spettacolo regge e non annoia eccessivamente, ma risulta tutto troppo ampiamente visto, come l’inevitabile e prevedibile riabilitazione del Prof. Piton e la “passione” finalmente palese tra Hermione e Ron, qualche omissione (viene velocemente definito il rapporto con Draco), troppi pomposi e dimenticabili sproloqui eroico/speranzosi ed uno smodato uso del digitale e delle sue possibilità. In questo capitolo finale, insomma, gli attori in carne ed ossa fungono da contorno all’azione (più che negli altri film), non aiutati da una sceneggiatura poco convincente. Un canovaccio standard che appiattisce il tutto a mero “blockbuster eroic-fantasy”, che potrà anche divertire spensieratamente per tutta la sua durata ma risulta, altrettanto velocemente,  obliabile.

Sulla trama

Movimentata.

Su David Yates

Insufficiente.

Su Emma Watson

Innamorata.

Su Daniel Radcliffe

Statico.

Su Helena Bonham Carter

Ininfluente.

Su Alan Rickman

Martire.

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