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Il cielo diviso

Regia di Konrad Wolf vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il cielo diviso

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI SULLA TRAMA - E’ un esemplare di rilievo del cinema della DDR. Alla sceneggiatura collaborò la stessa autrice del romanzo (autobiografico), Christa Wolf, anche se mi pare che non fosse parente del regista. Infatti chi ha letto il libro afferma che il film gli è molto fedele. Il tono della narrazione – come molto spesso nei film di Konrad Wolf – è quotidiano e non enfatico, come pure non sentimentale. Nel senso che non vi è romanticismo nel senso classico, ma non che manchi una rappresentazione della storia d’amore sensibile e ricca di dettagli psicologici. Il modo di raccontare del regista tedesco è in parte anticonvenzionale, perché la storia è costruita più con l’accostamento di scene successive che con un tradizionale racconto cinematografico. Eppure la trama non è affatto discontinua, ma anzi molto omogenea e senza salti o accelerazioni. Le situazioni e gli ambienti hanno molto di sottinteso, poiché lo spettatore ricava il senso completo di quello che sta accadendo dagli accenni nei dialoghi e dallo stato d’animo dei personaggi, peraltro rappresentato con molta attenzione e sensibilità umana. L’assenza dell’abituale sceneggiatore del regista (Wolfgagng Kohlhaase) si nota credo dal fatto che il film è meno lirico e poetico di altri. Rimane invece tutta l’attenzione del regista per l’interiorità e la psicologia dei personaggi, che sa esprimere dando le giuste indicazioni ai bravi attori. Il film fu proibito nella DDR, credo a motivo dell’eccessiva problematicità con cui affronta il problema della divisione della Germania e di certi accenni sul metodo e sull’organizzazione del lavoro socialista. Niente di polemico, ma semplicemente di realistico. Il Partito chiedeva invece retorica e idealizzazione della realtà.
Quanto alla trama e all’assunto del film (ambientato poco prima la costruzione del muro), anch’essi sono problematici. Lui fugge all’Ovest e chiede a lei di seguirlo. Lei, visti certi difetti della vita a Berlino Ovest, preferisce Berlino Est (che comunque sapeva avere le sue pecche). Quindi lo lascia di sua volontà, benché si infligga in questo modo tremende soffere nze. La nuova vita che si sforza di iniziare promette poco di sereno e felice, minacciata com’è da tremendi sensi di colpa. Il film pare appoggiare questa scelta della protagonista, ma lo fa con scarsa convinzione, come forse la stessa scrittrice cercò di giustificare a se stessa nella realtà una scelta dolorosa e secondo me sbagliata. I due amanti, come si dice, si erano proprio trovati. E poi vero che altre considerazioni (politiche, di carriera…) abbiano il primato sullo stare con la persona amata? E’ per sfogare i suoi dubbi e la sua inquietudine, credo, che scrisse un romanzo che divenne tanto famoso.

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