Regia di Joko Anwar vedi scheda film
Come ne "Il modello di Pickman", racconto lovecraftiano, Gambir produce sculture grottesche per l'alta società jakartese. Sculture apparentemente scaturite dalla fantasia dell'artista in realtà si rivelano macabre opere ricalcate dal vero. Con questo avvio, il film si snoda sul tema delle nostre porte chiuse (da cui il titolo) di cui la vita è disseminata, irresistibili e terrificanti allo stesso tempo. La fotografia tra il nero e l'ambra, nonchè i grandangoli che stiracchiano all'inverosimile la patina di realtà che ci avvolge, suggeriscono la presenza di un mondo immensamente più vero e crudele al di là degli stereotipati cartelloni stile America anni '50 disseminati per le vie di Jakarta. Joko Anwar pesca dai classici della vecchia Hollywood (Il mago di Oz di Fleming, ad esempio, ma molte sono anche le citazioni da Shining), riuscendo però a imprimere uno stile del tutto personale, confezionando uno dei migliori thriller psicologici dai colori gotici del decennio, e aprendo la strada (come stesso capita) ai furtarelli rinvenibili nei successi hollywodiani più recenti, da Sucker Punch di Snyder a Inception di Nolan.
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