Regia di Sergio Corbucci, Antonio Margheriti vedi scheda film
In una bettola, in una sera nebbiosa, alcuni torbidi individui (tra cui E. A. Poe) inducono uno scettico ad un'incauta scommessa: passare la notte nella villa di campagna di uno di loro – luogo dall'inquietante passato – ed uscirne vivo. Pagamento al mattino successivo.
Ecco un bel gotico italiano quasi dimenticato, che gode di una notevole ambientazione, di una regia ferma e di una tensione che non cala mai. Questo nonostante il ritmo possa sembrare a tratti lento, ma si tratta di quella lentezza compatta e solida che si vede a volte nei film, e che è evidentemente difficile da produrre. Forse a causa del bianco e nero, è caduto però nel dimenticatoio. Ma non se lo merita, e andrebbe fatto circolare di nuovo.
Nell'insieme, la pellicola è un concentrato di tutti gli elementi gotici, ma amalgamati con intelligenza: il tetro castello, i fantasmi, le tombe, la cripta “luogo di orrore” come lo ha chiamato E. A. Poe (e che qui compare come personaggio), le ragnatele, le candele che si spengono, le porte chiuse alle spalle, le armature, i quadri inquietanti, ecc. Per un appassionato di gotico come me, è un piatto ricco.
La trama ripropone l'eterno tema dei crimini e dei delitti del passato che tornano prepotentemente nel presente, e quindi dei loro effetti sui posteri. Tra gli attori vediamo la regina del genere, cioè Barbara Steele, a volte bellissima, a volte repellente per pallore ed espressioni inquietanti del suo viso. Non mancano le allusioni erotiche, e compare persino un nudo di donna, inusuale per l'epoca. Sono elementi in germe, che però avrebbero occupato sempre più spazio negli anni a venire, e avrebbero comportato la morte del genere gotico a favore del thriller dei maniaci che perseguitano le belle fanciulle.
Evidentemente Antonio Margheriti aveva cominciato bene, per poi piegarsi su filmetti puramente commerciali, e secondo me di basso livello. Sergio Corbucci è sempre stato, invece, un onesto artigiano dai risultati altalenanti, probabilmente sempre combattuto tra film in cui credeva e quelli voluti dai produttori. In ogni caso, la loro regia a quattro mani è sicuramente riuscita, e non si percepisce alcuna divisione interna alla base del film.
L'unico elemento che non mi è piaciuto è il finale cinico (la scena del pagamento della scommessa), che si adatterebbe ad un film di Altman o Fassbinder, ma francamente non a un gotico. Per il resto, tutto bene: tensione, paura, ambientazione da brivido e coinvolgente, molte buone idee di regia.
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