Regia di Sergio Corbucci, Antonio Margheriti vedi scheda film
"In ogni essere umano esistono tre forme di vita: quella del corpo, che è la più debole; quella dello spirito, che è indistruttibile; e quella dei sensi, che pur non essendo eterna può continuare per molto tempo ancora dopo la morte. Specialmente quando un essere umano viene strappato alla vita con un atto di violenza in un momento particolare, in cui i sensi vivono un'intensa emozione."
Londra, circa metà dell'800: un giornalista londinese, Alan Foster, si reca dal celebre scrittore dell'orrore americano Edgar Allan Poe per un'intervista, approfittando di un suo soggiorno in Inghilterra. Questi si trova in compagnia di Lord Blackwood, che, introdottosi nella conversazione e intuita l'indole scettica verso il soprannaturale del giornalista, lo sfida ad uscire vivo da un castello disabitato di sua proprietà, a Providence, dopo avervi passato una notte intera, per la precisione quella del Giorno dei Morti; Blackwood ripete ogni anno questa tradizione con qualcuno scommettendovi 100 sterline ed ogni volta ha avuto ragione, dato che nessuno degli "sfidanti" è mai uscito vivo dal castello.
Alan accetta e trova il castello molto meno disabitato del previsto, imbattendosi subito nell'affascinante e misteriosa Elizabeth (interpretata dall'immancabile Barbara Steele) e qualche altra presenza di troppo...
Altro prodotto caduto nel dimenticatoio del filone gotico italiano, che non aveva poi molto da invidiare ai film della Hammer, grazie a registi nostrani dotati di fantasia e talento e ad interpreti adeguati; nel caso di Danza macabra, il regista Antonio Margheriti, che usava firmarsi con l'americaneggiante pseudonimo Anthony M. Dawson, dimostra di sapere il mestiere e dirige un film dal notevole bianco e nero, lento come da tradizione ma ricco di fascino gotico, coinvolgente, impeccabile anche nel finale.
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