Regia di Sergio Corbucci, Antonio Margheriti vedi scheda film
Horror romantico, nel senso più ampio del termine, con un sapiente uso della suspence ed un tocco di erotismo (davvero spolverato e nulla più) che non guasta. Un film che a fatica potrebbe credersi italiano e che infatti il regista (Antonio Margheriti) e l'intero cast scelgono di firmare sotto pseudonimi anglofoni. Margheriti diventa così Anthony Dawson, gli sceneggiatori Gianni Grimaldi e Sergio Corbucci assumono le identità di Jean Grimaud e Gordon Wilson jr.; fittizi perfino i nomi dei collaboratori alla realizzazione nei titoli di testa. Giustamente viene citato Edgar Allan Poe, poichè le atmosfere della pellicola sono quelle di un suo cupo racconto, che offre il soggetto per il film; gli interpreti sono tutti azzeccati: il protagonista George Riviere, le due bellezze Barbara Steele (l'incantevole Gloria in 8 e 1/2, poi specializzatasi in ruoli horror) e Margarete Robsahm (appena diventata signora Tognazzi, sebbene lo rimarrà per poco - come per poco rimarrà attiva come attrice), l'Edgar Allan Poe affidato a Silvano Tranquilli. L'incubo - poichè questa storia, fondamentalmente, altro non è - non poteva che vivere in bianco e nero: efficace la fotografia di Riccardo Pallottini (Richard Kramer). Margheriti girerà pochissimi anni dopo un remake, intitolandolo Nella stretta morsa del ragno (1971). Appropriatamente evocative le musiche di Ritz (sic) Ortolani. 6/10.
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