Regia di Satyajit Ray vedi scheda film
Magistrale scandaglio psicologico e radiografia della borghesia indiana. Un film che vive di una tensione indotta non tanto dalla banale suspence legata al dubbio sulla vera identità del sig. Mitra, quanto piuttosto dalla curiosità che questo personaggio errabondo, colto, fascinoso, saggio, miserioso, suscita nella famiglia che lo ospita, negli amici che lo visitano ed empaticamente nello spettatore. Ne esce un personaggio di grande complessità, ambiguo, controverso, ma umanamente prezioso e capace di arricchire emotivamente l'arida routine di una famiglia benestante: attraverso il filtro di questo "selvaggio" e delle sue lunghe, ipnotiche conversazioni, Ray passa in rassegna tutta un serie di temi che vanno dal bisogno di affetti familiari al confronto fra Occidente ed Oriente, dalla dialettica fra scienza e religione alle caratteristiche della cultura (anche gastronomica) indiana. La verbosità della sceneggiatura è riscattata da uno stile placido, lineare, paziente, classico, condotto da una mdp che alterna piani fissi a morbide carrellate, accarezzando i personaggi in modo da mostrare attenzione e comprensione verso le loro motivazioni, le loro ansie, le loro pene e le loro gioie.
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