Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
Il Grinta dei Coen è un western ben fatto, dall’impianto tutto sommato “tradizionale”, capace di far rivivere il mito della frontiera (Paul Hackett). Con i registi di Minneapolis - sostiene OGM - il western torna, infatti, alla sua sanguigna durezza, che fa della ruvida cialtroneria dei suoi pistoleri una rara virtù eroica (anche se vedere uomini dalla scorza dura prendere ordini da una quattordicenne che ragiona e parla come un avvocato navigato fa male al cuore - fixer - tant’è, immagino io, che molti avranno gioito di gusto per le sonore sculacciate dell’impettito texas ranger LeBouef/M.Damon). D’altro canto, trovo difficile che non si sia solidarizzato neanche un poco con la causa di quella giovane sfortunata protagonista (nonostante sia stata candidata all’Oscar come “Miglior attrice non protagonista”). E’ lei la ruota portante di tutto il film (emmepi8). Lei “scopre”(splendida la ripresa in avvicinamento progressivo nell’aula di tribunale; Immorale) lo sceriffo federale Rooster Cogburn (chiaramente avo del Drugo de Il grande Lebowski) ed è la sua pretesa di giustizia (che fa rima con vendetta: Indy68) che - oltre al rumore di soldo sonanti - lo sprona ad intraprendere la caccia al “procione”Chaney (J.Brolin). Ed è ancora lei che, involontariamente, gli procurerà quel male che, negli anni successivi, l’avrebbe portato alla tomba.
Sì, l’impronta dei Coen, per quanto camuffata sotto un gelido manto di neve, si nota. Eccome.
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