Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
La trama di questo rifacimento credo sia notoria: una cocciuta quattordicenne, la quale ha perso il padre per mano del fuorilegge Tom Cheney, riesce a coinvolgere il duro e coriaceo sceriffo federale Rooster “Grinta” Cogburn nella ricerca del colpevole, in una lunga caccia all’uomo nelle ostili e selvagge terre indiane.
Ciò che mi lascia perplesso, in questo lavoro ed in altri similari, sono le motivazioni di base: ovvero quale senso abbia riproporre nel 2010, quasi pedissequamente, la trama del film del 1969 del regista Henry Hathaway, che valse a John Wayne l’oscar come miglior attore. Un lavoro, quello di Hathaway, che non può sicuramente essere considerato un capolavoro del western ma che è diventato, con il passare degli anni, uno dei più famosi di quel periodo, soprattutto per la caratterizzazione del personaggio principale, un vecchio e cinico sceriffo federale con la famosa benda sull’occhio. Da bambino ho visto e rivisto l’originale insieme a mio padre innumerevoli volte, entrambi ci cullavamo nella (falsa) rassicurante conoscenza della trama, lui con gli occhi da adulto ed io trovando nuovi spunti ad ogni visione, in linea con la mia crescita emotiva da bambino ad adolescente. Questo lavoro dei Coen non pecca certo dal punto di vista tecnico, vedere per credere le splendide riprese in avvicinamento progressivo nell’aula di tribunale, seguendo lo sguardo della fanciulla che “scopre” Jeff Bridges, e la lunga e tragica corsa in cavallo del pre-finale; quel che manca è la capacità di emozionare e di rileggere un classico offendo un punto di vista non scontato ma “diverso” (condizione esemplificata perfettamente dallo stuzzicante ma retorico finale). La prestazione di un comunque valido Jeff Bridges soffre, a mio avviso, di questa condizione generale di piattezza registica e, poi, dal fatto che il Duca è sempre il Duca…; per questo, il suo tentativo di attualizzare la figura decadente del personaggio fa un buco nell’acqua, nonostante la sua innegabile buona volontà. Chi, invece, offre una prova completamente insoddisfacente è Matt Damon, a suo agio nella parte di un ranger texano quanto io in un tutù da ballerina classica. Un non esaltante ma corretto compitino ben svolto, quindi, ad uso e consumo delle nuove generazioni di spettatori.
Vendicativa.
Lineare.
Idem.
Ingessato.
Volenteroso.
Dura.
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