Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
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Continua la narrazione dei fratelli Coen sulle molteplici facce degli U.S.A.
Al loro caleidoscopico affresco della stupefacente "terra delle opportunità" si aggiungono infatti nuovi, potenti ritratti. Sto parlando di Rooster Cogburn (Jeff Bridges), un ex sceriffo crepuscolare e trasparente quanto solo certi personaggi di peckimpackiana memoria sanno esserlo, e di Mattie (Josh Brolin), una ragazzina 14enne grintosa, spavalda, determinata.
E' proprio lei a dare vita all'azione cinematografica: l'avventura che ci racconta, mossa dalla precisa volontà di sterminare l'assassino del padre, è quella che marchierà a fuoco la sua esistenza. Mattie vuole con cieco ed efficentissimo furore l'inseguitore più spietato che il mercato le possa offrire e si imbatte in Cogburn: un personaggio scettico, alcolizzato, dal passato fosco, i modi rudi e un futuro tutt'altro che limpido (assolutamente da ascoltare la voce originale!). I due si muovono in un ambiente brutale, oscuro, nero nell'anima (lo stesso descritto efficacemente da McCarty nel suo western "Il buio fuori", da cui i Coen hanno tratto "Non è un paese per vecchi") dove buoni e cattivi sono indistinguibili allo stesso modo in cui vita e morte si intrecciano senza soluzione di continuità. Mattie, che difetta solo d'esperienza, non si rende bene conto che seguendo la cieca volontà di vendetta sta definitivamente abbandonando la propria fanciullezza per immergersi a piè pari in questo mondo rude, spietato, dove "uccidi o vieni ucciso".
Il film è una avventurosa, divertente e al tempo stesso oscura cavalcata nel mondo del selvaggio West, tutta da godere. Trasuda della passione che i Coen hanno per i propri personaggi sebbene, a mio avviso, abbiano concentrato tutto il loro ardore sui due caratteri suddetti, lasciandone altri ai margini (come il funzionale ma meno significante LaBoeuf, interpretato dal troppo spesso monocorde Matt Damon).
E' un film che mi sento calorosamente di sponsorizzare a chiunque abbia il gusto per le storie e con cui i Coen tornano, per tutti i fans che ne avessero sentito la mancanza, su un territorio meno "metafisico" degli scorsi due film: qui, ciò che conta prima di tutto, è raccontare con gusto.
La scena che mi è rimasta più impressa
La spossante e angosciante cavalcata con cui Cogburn cerca di salvare la vita a Mattie: qui l'ex sceriffo dimostra tutta la sua complessità (si danna per salvare qualcuno, lui che mai esita ad uccidere) e tutto riporta alla mente le storie dove ci si muove tra vita e morte, come i miti di Orfeo/Euridice e le traversate di Caronte.
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