Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
I geniali fratelli di Minneapolis continuano il loro percorso all'interno dei generi. Questa volta è toccato al western a passare attraverso la loro rilettura ed il risultato è di buon livello, comunque senza toccare vette precedenti come 'Non è un paese per vecchi' e 'Fargo'. Con le dovute differenze, questi tre film seguono uno sviluppo analogo e hanno elementi in comune: la scia di morti che i protagonisti - volontariamente ma spesso in maniera accidentale - lasciano alle proprie spalle, il denaro che ha sempre un aspetto fondamentale, quasi un motore delle varie azioni ed infine la galleria di antieroi che popolano queste vicende.
Venendo poi al confronto con il film di Hathaway, l'opera dei Coen si discosta, oltre che per ovvie differenze di stile, per alcune scelte narrative diametralmente opposte, specie nel finale.
Venendo poi alla caratterizzazione dei personaggi, se l'interpretazione di Jeff Bridges è buona nella parte di 'Rooster' Cogburn, sceriffo ubriacone in là con gli anni e un pò sbruffone - significativa la sua 'entrata in scena' in una latrina, che a me ha ricordato quella di Clint Eastwood - William Munny ne 'Gli spietati' in mezzo ai maiali - e quelle di Matt Damon e Josh Brolin sono anch'esse azzeccate è Hailee Steinfeld nella parte di Mattie Ross che ci regala i momenti più belli ed emozionanti di 'True grit': senza alcun timore reverenziale nei confronti di niente e nessuno, testarda e determinata nel portare a compimento ciò che ritiene una vera e propria 'missione', loquace fino allo sfinimento, usa le parole, a volte anche mentendo, come un'arma per combattere chiunque gli si para davanti. Una rivelazione.
Grazie ai Coen e ad attori di tale bravura un genere dato per morto da anni produce ancora opere di questa portata.
Di struggente bellezza 'Leaning on the everlasting arms' cantata da Iris DeMent all'inizio dei titoli di coda.
Voto: 8.
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