Regia di Ron Howard vedi scheda film
Sfugge di mano la parola a Ron Howard in Il dilemma. Proprio il contrario dell’ottimo Frost/Nixon. Il duello, vibrante scontro verbale ed esempio di un cinema che frantuma ogni residua teatralità. Forse i tempi sono cambiati rispetto a Splash. Una sirena a Manhattan e Parenti, amici e tanti guai, ma qui si stenta a riconoscere quella trasparenza così classica che marchia spesso l’opera del cineasta. Alla base del film c’è infatti una sola idea su cui poi si creano scombinati incroci. L’amicizia di due soci in affari rischia di essere compromessa dal momento in cui uno di loro ha visto la moglie dell’altro in atteggiamenti intimi con il classico “terzo uomo”. Forse la colpa non è tutta del regista. Si sente anche il peso eccessivo della presenza del protagonista Vince Vaughn, qui anche produttore, e di Allan Loeb, sceneggiatore sicuramente di talento ma dalla scrittura pesante, che ricicla quella frenesia incontrollata nei dialoghi più adatta ad altre pellicole a cui ha collaborato (come l’ultimo Stone di Wall Street. Il denaro non muore mai). Di Howard restano solo frammenti sparsi: le auto che vengono da Gung Ho, appostamenti propri di un (suo) thriller e un lampo di Winona Ryder, reincarnazione da Il cigno nero. Il modo in cui dice all’amico del marito «stai fuori dal mio matrimonio» vale (quasi) tutto il film.
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