Regia di Scott Charles Stewart vedi scheda film
Credo che il definirlo un horror costituisca una grave offesa ai veri appartenenti al genere. Preferibile è forse la categoria prettamente d'azione, sebbene questo ne sia purtroppo un esemplare fra i più scadenti. Adattamento cinematografico dell'omonimo manhwa (fumetto coreano) di Hyung Min Woo, trovarvi dei motivi di vanto è impresa assai ardua, per non dire impossibile (si salvano solo gli effetti speciali e la colonna sonora). Tutto assume la parvenza, infatti, di una pessima imitazione di un qualcosa già visto altrove. In un unico calderone sono mischiati l'oscurantismo alla Il Codice Da Vinci, l'apocalittico alla Io sono Leggenda, le atmosfere alla Blade Runner, le coreografie alla Matrix... e l'elenco potrebbe continuare. Naturalmente la bontà di simili fonti d'ispirazione è dilapidata in una disarmante povertà di contenuti.
La (presunta) trama ha una consistenza talmente volatile da rivelarsi in realtà una disarticolata sequenza di combattimenti, un mero surrogato di sfondo, un pretesto con funzione di collante, povero tanto di logica quanto di sentimento. La banalità dei dialoghi e i personaggi figuranti affogano nella completa predicibilità degli eventi, sfociando nell'apatia o nell'umorismo involontario. Se non ci si annoia è solo per il ritmo accelerato e la durata risibile di 80 minuti scarsi. Senza dubbio la sequenza migliore è rappresentata da quella sorta di prologo animato, ove si evince quanto un tono scanzonato e sarcastico avrebbe di certo giovato all'intera opera. Puntando sul giusto gusto d'ironia, magari si sarebbero risparmiati di scadere nell'assoluta perdita di ogni senso del ridicolo, invece determinato dalla scelta di uno stile pomposo e serio.
Il debito in assoluto più scandaloso di tutti è però quello nei confronti di Legion (2010), peraltro film dello stesso regista Scott Stewart. Rasenta davvero il plagio, presentando addirittura (quasi) le medesime "creature". Già quello era ben lontano dall'eccellenza, collocandosi appena sulla sufficienza... pertanto il mio severo giudizio nei confronti di Priest (2011) viene di conseguenza, ulteriormente aggravato dal fatto di risultare incompiuto nel suo finale, rimandando la continuazione a un possibile sequel, penso poi abortito sul nascere.
In un mondo post apocalittico imperversa da secoli una guerra brutale tra uomini e vampiri. Un prete guerriero vive nelle tenebre, insieme ad altri esseri umani controllati dalla Chiesa. Quando sua nipote viene rapita da un nuovo gruppo di spietati vampiri, per salvarla dovrà rinunciare al suo voto di pace e ricominciare a combattere prima che sia troppo tardi.
Buone musiche composte da Christopher Young. Forse l'unico vero pregio dell'opera che mi sento di riconoscere.
Soggetto, sceneggiatura e durata. E non avrei lasciato un finale aperto verso un eventuale seguito.
Ivan Isaacs, il prete del titolo. Suggestivo ma sprecato in "protagonisti" di così basso livello.
Lo sceriffo Hicks. A mio avviso dovrebbe cambiare mestiere...
Adatta alla parte della sacerdotessa guerriera. Fosse stata scritta meglio.
Black Hat. Qui è invero uno dei pochi un minimo "dignitosi". Meriterebbe comunque di più.
Lucy Pace, la classica pulzella urlante.
Monsignor Orelas. Ruolo infimo che nulla aggiunge alla sua carriera.
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